Skin ADV

Crea Sanità: fattore tempo spinge la spesa privata di fascia A. Opportunità per l’home delivery

Consumatore

Quando devono scegliere tra acquisto privato o rimborsato di una prestazione sanitaria, che si tratti di farmaco, visita o esame, gli italiani includono sempre più spesso nella valutazione del costo non soltanto il denaro ma anche il tempo. Ecco il motivo per cui di anno in anno continua a crescere la quota di coloro che «preferiscono pagare di tasca propria i farmaci rimborsabili  piuttosto che andare a farseli prescrivere: negli ultimi 5 anni la spesa privata di fascia A è cresciuta del 45,7%, arrivando a un valore di 1,9 miliardi di euro. Ossia l’8,1% della spesa farmaceutica pubblica effettivamente erogata». A scriverlo è il Crea (Centro per la ricerca economica applicata ai sistemi sanitari) dell’università Tor Vergata di Roma, che nei giorni scorsi ha pubblicato il suo XIX Rapporto annuale su numeri e dinamiche della spesa sanitaria.

 

Rapporto Crea Sanità, la segmentazione della spesa farmaceutica

 

Dalla ricerca, in particolare, arriva un segnale di attenzione rivolto principalmente alla Sanità pubblica, ma che di rimando riguarda anche il mondo della farmacia: è incomprensibile che nel sistema sanitario non si dia la dovuta attenzione «al principio  della “salvaguardia del tempo” dei cittadini, che passa per la capacità di organizzare i servizi senza provocare attese inutili e/o imporre complessità burocratiche». Questa indifferenza, osserva il Crea, è uno dei motivi della crescente preferenza dei pazienti per i servizi delle strutture private accreditate, «che potremmo presumibilmente attribuire alla percezione di una organizzazione dell’assistenza più rispettosa delle aspettative dei cittadini (non tanto della qualità delle prestazioni, quanto del confort, del rispetto del tempo eccetera)». Non a caso, ricorda il Rapporto, la quota di ricoveri in strutture accreditate sul totale è passato dal 24,8% del 2017 al 27,1% del 2022; per gli interventi chirurgici si va dal 33,4% al 35,8%».

Come si diceva, il discorso è rivolto principalmente ai decisori della sanità pubblica, ma trova orecchie interessate anche nel mondo della farmacia. Perché un pubblico che in misura crescente non esita a pagare farmaci e prestazioni di tasca propria in quanto considera il tempo una variabile importante quanto il denaro, troverà interessanti anche servizi come l’home delivery e la consegna personalizzata tramite locker, così come prestazioni di prossimità (che sottraggono alle snervanti attese di un ambulatorio) come la vaccinazione o la telemedicina in farmacia. Sempre che, ovviamente, organizzazione ed erogazione siano efficienti e puntuali. «La propensione all’acquisto privato di prestazioni sanitarie fluttua non poco tra le diverse regioni» ricorda a Pharmacy Scanner l’economista Federico Spandonaro, presidente del Comitato scientifico Crea Sanità e docente dell’Università di Roma Tor Vergata «la farmacia dei servizi può essere una risposta ma non dimentichiamo che per l’erogazione serve massa critica, dunque non tutte le farmacie sono in grado di offrirli e non dappertutto»

I processi evidenziati dal Rapporto del Crea, in ogni caso, trovano corrispondenza con l’esperienza dei principali vettori dell’home delivery per la farmacia. «I nostri dati dicono che gli ordini di extrafarmaco sono ancora prevalenti» osserva Giulio Lo Nardo, sales director di Pharmap «ma la richiesta di delivery di farmaci con ricetta è in netta crescita, grazie anche all’uso sempre più diffuso del promemoria dem che semplifica il processo d’invio. Analogamente all’online, poi, notiamo che tende ad aumentare lo scontrino medio: il cliente che richiede una consegna ottimizza la spesa con un carrello più nutrito, aiutato in questo anche dalla possibilità di sfogliare il catalogo della farmacia direttamente dallo smartphone. Nella farmacia fisica, tra code e attese, prevale la tendenza a prendere quello che serve sul momento e uscire».

«La convenience, ossia la comodità intesa come rapporto tra costo e tempo, è sempre più importante» conferma Maurizio Campia, ceo e co-fondatore di Pharmercure «e ce ne accorgiamo anche noi, svolgendo le consegne a domicilio per le farmacie. Gli esercizi che usano il nostro servizio registrano, in media, uno scontrino superiore con il delivery rispetto a quello dell’acquisto in-store. Questo perché, sempre in una logica di convenience, il cliente tende ad “ammortizzare” il costo del servizio di consegna, aumentando la spesa. Anche la composizione del pubblico che più spesso richiede la consegna a domicilio avvalora il trend: i principali utenti della nostra piattaforma sono famiglie con entrambi componenti che lavorano, oppure figli o caregiver che accudiscono persone anziane. Ci sono poi ovviamente gli anziani stessi, che richiedono il servizio telefonicamente, direttamente alle nostre farmacie partner, ma in questo caso non è convenience bensì bisogno, perché fanno fatica a muoversi oppure sono soli»

Altri articoli sullo stesso tema