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Coronavirus: misfatti e vizi di un virus “livellatore”

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Sia ben chiaro, non si può trovare giustificazioni a questa pandemia Covid-19, che ha provocato stragi e dolori in tutto il mondo e che ora sembra essersi addormentata, forse perché ormai sazia di sangue. O forse si è semplicemente assopita, visti gli ultimi dati che giungono dalla Corea del Sud e che non lasciano certo tranquilli, perché c’è sempre il timore di un suo risveglio. Rimane il fatto che questo incubo non guarda in faccia a nessuno, e nella sua ferocia si presenta come demonio livellatore. Perché qui nessuno si salva, “a chi la tocca la tocca” direbbe il manzoniano Tonio, lasciando anche tutti noi a bocca aperta. Soprattutto quelli che stavano tranquilli sulla ormai conquistata e assodata solidità, sia professionale, sia economica. Insomma -come l’ha definito un amico- questo Coronavirus si sta rivelando un perverso Robin Hood.

Pensiamo alle farmacie. L’amico Matteo Oberti ha fatto una rapida indagine casalinga, telefonando a una sessantina di clienti titolari, registrando così che in questi mesi le farmacie hanno fatturato da un meno 50-60% a un più 30-40%, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Perdono quelle ritenute “le privilegiate”, nelle zone centrali, di uffici e di shopping (nei centri commerciali addirittura -100%) e guadagnano quelle di quartiere (+50%) e le rurali. Certo, quelli che di giorno spopolavano la zona (lavoratori/pendolari), sono diventati clienti fedeli in tempo di “distaccamento sociale”, ridando fiato e sostanza ai meno fortunati. Insomma, il Coronavirus toglie ai ricchi per dare ai poveri, come appunto Robin Hood.

Ma non diamogli alibi sociali o morali, perché essendo una bestia immonda colpisce senza senso e senza alcuna logica. Per esempio, i più sacrificati durante la pandemia sono stati gli anziani, quelli che ora però si ritrovano meno penalizzati. Ce lo conferma una ricerca SWG apparsa su Osservatorio Grey Scale Economy Lab di Havas pr, che rileva come gli over 65 anni vedano ora il futuro con meno incertezza e apprensione, al punto da poter ora diventare i protagonisti della ripresa. Sono quelli, infatti, che hanno avuto meno impatti negativi a livello economico: il 59% degli italiani dichiara di essere ricorso o di pensare a dover ricorrere ai propri risparmi, per far fronte all’emergenza. I Boomers soltanto per il 49%. E rispetto al 38% di chi teme di non riuscire a provvedere alle spese fisse, loro registrano un 28%.

Gli anziani -scusate, quelli meno giovani- pur ritenendosi più vulnerabili (35% contro il 26% del totale popolazione) e pur manifestando più paura (32% contro il 23%) dimostrano però un minor senso di incertezza (53% contro il 58%). La ricerca poi analizza il rapporto degli over 65 sul piano dei bisogni e delle relazioni sociali, delle abitudini d’acquisto e delle loro preoccupazioni, ma il dato di fondo è che i senior non devono essere più “fossilizzati in desueti stereotipi”, perché risultano pronti a mettersi in gioco, al punto che il loro ruolo va rivalorizzato all’interno della società. “La sfida per la ripresa -conclude Caterina Tonini, ceo di Havas pr-Grey Scale Economy Lab- è proprio quella di intercettare questi desideri e renderli accessibili alle aziende”. Un pensierino al riguardo lo dovrebbero fare anche le farmacie e le industrie del comparto.

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