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Coop mette il proprio marchio sulle mascherine. E le usa come “volantino”

Extracanale

E ora Coop lancia anche le mascherine a marchio privato. Ad annunciarlo un comunicato diffuso dal gruppo la settimana scorsa: monouso, tre strati, certificate Ce come dispositivo medico classe 1 tipo 2, vengono vendute in confezione da 10 al prezzo finale di 0,50 euro al pezzo. «Il canale di approvvigionamento» sottolinea la nota «è lo stesso avviato all’inizio del lockdown grazie alla filiale di Hong Kong di Coop Far East». Le mascherine, prosegue la comunicazione, arrivano da «un produttore qualificato che ha investito sui macchinari di produzione e controllo richiesti per un prodotto a marchio». Inoltre, sulla qualità «vigila con i dovuti controlli lo staff tecnico di Coop».

Con l’arrivo a scaffale delle mascherine a marchio, commenta Marco Pedroni, presidente Coop Italia, «completiamo un’offerta sempre più necessaria anche nella fase 2. Negli ultimi 2 mesi le vendite di mascherine nei nostri esercizi sono cresciute del 1160% rispetto a un anno fa, e non accennano a diminuire. Il problema dunque è quello di mantenere la continuità degli approvvigionamenti e noi ci stiamo impegnando a farlo: la scelta di investire su questo specifico prodotto facendolo diventare a marchio Coop è un’ulteriore garanzia  di qualità che vogliamo dare ai nostri soci e consumatori».

«E’ un’operazione senz’altro astuta» commenta Giulio Cesare Pacenti, consulente e coordinatore di Pianeta Farmacia, sito dedicato alle tematiche del markting e del management «in sostanza, il gruppo sta usando le mascherine come usa il volantino delle offerte, cosa che Coop già fece quando lanciò i generici a marchio». «E’ evidente che l’obiettivo di Coop è quello di accreditarsi agli occhi dei clienti come un solido fornitore di healthcare» aggiunge Emanuele Mormino, coach e fondatore di Pharmaway «e per farlo il gruppo non esita a sfruttare l’impasse in cui a volte cade la farmacia. Mettendo il proprio marchio sulle mascherine chirurgiche, in sostanza, Coop sembra dire agli italiani “posso farvele trovare sempre, ho i numeri per diventare il vostro fornitore di fiducia».

La private label, in sostanza, diventa garanzia non soltanto della qualità del prodotto, ma anche della sicurezza dell’acquisto. «In questo non c’è niente di nuovo» ricorda Mormino «la marca del distributore svolge la propria funzione non soltanto in relazione al prodotto – ti assicuro che è buono perché ci metto la mia faccia – ma funziona per tutto il processo di acquisto: garantisce la continuità del rapporto tra consumatore e prodotto».

 

 

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