C’è del nuovo sul versante politico, non tanto nei motivi che determinano una crisi di governo, quanto nelle modalità della sua evoluzione. Da sempre, infatti, siamo abituati alla litigiosità tra i partiti (anche se non si era mai raggiunta tanta virulenza all’interno dello stesso governo), ma altrettanto non si può dire della velocità con cui si è risolta. In questo almeno il governo Conte-bis parte bene, con inusuale, ma meritevole rapidità. Per il resto non c’è che da sperare, perché il matrimonio giallo-rosso è del tutto inedito e, quindi, tutto da verificare. Tanto più che la discontinuità rispetto al passato è garantita non soltanto dall’innovativa alleanza M5S, Pd, Leu, ma anche dalla presenza di ministri di primo pelo. Come Roberto Gualtieri, neoministro dell’Economia e Finanza, che Wikipedia non indica come economista, bensì come “storico, politologo e accademico”, e come Roberto Speranza, neoministro della Sanità, la cui matrice Leu fa presumere affinità verso la sanità pubblica, mentre da scoprire è quella verso la farmacia.
L’attenzione di Pharmacy Scanner è, istituzionalmente, rivolta ai temi economici, non politici, e dal programma presentato – così generico da essere per forza condivisibile – poco si ricava, soprattutto sul versante sanitario e farmaceutico. Sul piano pratico anche qui stiamo a vedere, non di meno sul piano generale alcune riflessioni vanno registrate. Un primo schema elaborato dai tecnici Pd e M5S prevede – secondo gli esperti di Il Sole 24 Ore – un taglio di almeno 4-5 miliardi di euro, per allargare la platea dei beneficiari del bonus 80 euro e sostenere gli investimenti sia ecologici, sia al Sud. L’intervento sul cuneo prevede poi di alleggerire le imprese per aumentare le buste paga, mantenendo in vigore il reddito di cittadinanza, ma rivisitando “Quota 100”, alla quale por fine nel 2021. E così la partita sale a 10-12 miliardi.
E il problema dell’aumento dell’Iva? L’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dichiara al Corriere delle Sera che i conti dell’Italia sono “abbastanza in ordine” e, quindi, ci sono gli spazi per disinnescare le clausole dell’aumento, anche alla luce di una maggior flessibilità dichiarata dall’Ue nei riguardi dei conti pubblici presentati dal nuovo governo italiano. In realtà Tria si dichiara preoccupato soprattutto dell’overdose di social network usata per spostare il consenso, che fa assai male all’economia. Di converso fanno ben sperare il calo dello spread e l’andamento della Borsa, anche se sono indici ballerini, suscettibili a ogni colpo di vento. Da parte sua l’economista Carlo Contarelli su La Stampa propone un giudizio allarmante, cioè che ancora una volta si punti più sulla ridistribuzione del reddito che sulla sua produzione. Certo, poco si sa del programma economico del governo, se cioè saprà contenere i costi e sostenere la crescita, ma nulla i giallorossi hanno detto sui temi essenziali: il taglio della burocrazia, l’efficienza della pubblica amministrazione, l’investimento sul capitale umano e sull’istruzione.
Da sottolineare anche i dati proposti da Il Messaggero, che indica l’Italia fanalino di coda tra i 7 Grandi nel secondo trimestre 2019 e poco consola il rallentamento del Regno Unito e della Germania e la decelerazione degli Stati Uniti e del Giappone. Anzi, ancor più preoccupa, perché le nostre esportazioni sono proprio al traino di queste economie e l’andamento piatto dei nostri conti fa temere una recessione. Pensare che la governance del servizio sanitario in generale o, nel nostro campo, la Convenzione, la nuova remunerazione, i nuovi servizi possano contare su ulteriori risorse sembra forse un sogno di tarda estate. Ma noi siamo di quelli che considerano sempre il bicchiere mezzo pieno (anche quando l’altra metà l’hanno bevuta gli altri).