Consumi, la gelata di maggio raffredda le stime per l’estate. E anche la farmacia sente il colpo

Consumatore

In questa calda estate qualcosa di freddo c’è e non è una bella notizia perché sono i consumi. Come certificano gli ultimi dati mensili dell’Istat, aggiornati a maggio, le vendite al dettaglio sono diminuite rispetto ad aprile dello 0,4% in valore e dello 0,5% in volume. Il confronto su base annua è solo in apparenza più confortante: +1,3% nel giro d’affari, ma -0,3% in pezzi venduti. E i dati aggregati del trimestre marzo-maggio del 2025 confermano: i volumi dell’alimentare si contraggono dello 0,4% anche se a valori crescono della stessa percentuale, quelli del non alimentare perdono in confezioni lo 0,6%. In sostanza, il consumatore spende di più ma porta a casa meno prodotti.

I dati, in sostanza, parlano di un rallentamento diffuso delle vendite e le ultime rilevazioni di Iqvia sembrano in qualche modo confermare anche per il canale farmacia: il comparto commerciale, cioè tutto quello che non viene venduto dietro ricetta, registra dopo 26 settimane una crescita a valori del 3%, cui corrisponde però una frenata dei volumi di quasi l’1%, che di fatto finisce per azzerare la crescita (sempre a volumi) di tutto il canale. Insomma, lo stesso andamento che l’Istat rileva per il commercio nel suo insieme: le famiglie spendono di più, ma comprano di meno.

 

 

Secondo l’Unione Nazionale Consumatori, dietro a questi numeri  c’è una vera e propria “gelata” nei consumi: gli italiani fanno sempre più fatica ad assorbire l’aumento dei prezzi, com’era accaduto finora, e iniziano a tagliare la spesa. Non a caso, il Codacons parla di «carrello sempre più vuoto» e stima che il trend possa proseguire anche nei prossimi mesi, nonostante l’avvio dei saldi.

Per quanto concerne il mercato della farmacia, va detto, i segnali sono contraddittori. Perché se nell’insieme la libera vendita segna il passo, ci sono segmenti che crescono con passo sostenuto, come il dermocosmetico (+3,2% a volumi nelle prime 26 settimane del 2025), il gruppo vitamine e integratori (+5,1%, sempre a volumi) e i solari (+12,2% dopo un avvio stentato a causa della stagione che tardava ad arrivare). Ma resta il fatto che nell’insieme i consumi della libera vendita languono.

Parlare di allarme rosso sarebbe un’esagerazione, invece ragionare su numeri e tendenze – per essere pronti a eventuali contromisure nel caso in cui la “gelata” dovesse proseguire – è un opportuno esercizio di cautela. Anche perché tra industrie e produttori il trend è già sotto osservazione. E se qualcuno ricorda il tempo capriccioso di fine primavera, che ha frenato i consumi di sali minerali e altri prodotti del periodo, altri ammettono che forse per qualche categoria dell’healthcare non è più legittimo parlare di domanda “anelastica” (cioè indifferente all’inflazione) e altri ancora parlano di concorrenti che hanno aumentato i prezzi senza considerare le reali capacità di acquisto delle famiglie.

Il tema è sul tavolo, conviene affrontarlo a viso aperto per non lasciarsi cogliere di sorpresa dalla stagione autunnale.

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