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Consorzio farmacisti italiani lancia la marca privata “democratica”

Filiera

Associarsi per produrre una vera marca privata della farmacia italiana. E’ l’idea dalla quale nasce Consorzio farmacisti italiani, sodalizio di nove titolari e quindici farmacie che dopo un anno circa di gestazione ha visto ufficialmente la luce a fine dicembre. Partecipato dalle aziende in quote uguali, il Cfi si propone di lanciare una private label di qualità, rigorosamente made in Italy, tramite terzisti attentamente selezionati e assicurando l’equa ripartizione dei costi fissi tra tutti i soci. «La scelta di optare per il consorzio anziché fondare un’impresa di produzione» spiega a Pharmacy Scanner il lucchese Lorenzo Checchia, socio fondatore con Paolo Cordani da Piacenza e Alice Diena da Recco, in provincia di Genova «è motivata dal desiderio di garantire un sistema democratico di partecipazione in cui ogni azienda è parte attiva del processo. In questo modo i farmacisti che partecipano al sodalizio (provenienti da regioni diverse: Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana, Marche, ndr) non sono clienti ma proprietari del marchio».

 

I tre soci fondatori di Cfi: Alice Diena da Recco (Genova), Paolo Cordani da Piacenza e Lorenzo Checchia da Lucca

 

La selezione dei terzisti è già in corso e l’obiettivo è quello di uscire con le prime referenze in primavera, per puntare al mercato estivo. «Il piano è quello di partire con una decina di referenze, integratori salini e qualche dispositivo» continua Checchia «ma il comparto al quale vogliamo veramente puntare è la cosmetica. Non da subito però, perché è un mercato importante per la farmacia ma anche difficile, i dati dicono che se non fai nuovi lanci a ritmo serrato fatichi ad attrarre le consumatrici. Meglio quindi iniziare da categorie di prodotto più stabili e poi ricalibrare progressivamente l’offerta».

Resta invece immutata l’idea di proporre una marca privata di qualità, da posizionare non sulla fascia di prezzo entry level bensì su quella premium. «Non ci interessa una linea “buttadentro”» conferma Checchia «puntiamo invece a proporre una linea di alta qualità che enfatizzi immagine e ruolo del farmacista. Non pensiamo, quindi, a repliche da affiancare ai prodotti di marca per proporre al consumatore un’alternativa economica, né vogliamo una private label che serva soltanto a completare l’offerta della farmacia; pensiamo a una marca del distributore che qualifichi e distingua».

Anche per questo, la marca di Cfi verrà distribuita in esclusiva soltanto dai soci del Consorzio, le cui porte sono aperte a tutti i farmacisti titolari. «Abbiamo sempre pensato che il futuro della farmacia indipendente è nelle aggregazioni» osserva Checchia «quindi chi vorrà aggiungersi sarà il benvenuto, ovviamente a patto che condivida le regole del gruppo». Tra le quali, ovviamente, c’è l’impegno a non rivendere ad altri distributori la marca del Consorzio. «Nessuna barriera invece alla vendita online» prosegue il fondatore lucchese «riteniamo che vietare l’e-commerce sia anacronistico». Unica condizione, che i prezzi siano quelli dell’offline. «Crediamo che l’Italia sia ricca di farmacisti-imprenditori che condividono lo stesso spirito» conclude Checchia «vogliono garantire alle loro aziende un futuro e sono pronti a combattere per farlo».

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