Si consolida e sovrappone la platea degli italiani che navigano su internet: nel 2023 la quota di utenti che girano per la Rete raggiunge l’89,1% della popolazione, in crescita di 1,1 punti sull’anno precedente, e tende quasi a coincidere con quanti utilizzano lo smartphone (88,2%) e i frequentatori di social network (82%). I quali continuano a compattare il pubblico giovane, tra i 14 e i 29 anni: il 93% utilizza WhatsApp, il 79,3% YouTube, il 72,9% Instagram, il 56,5% TikTok. Perdono tuttavia appeal Facebook (dal 51,4% del 2022 al 50,3%), Spotify (dal 51,8% al 49,6%) e Twitter (dal 20,1% al 17,2%), ma anche due piattaforme finora in ascesa come Telegram (dal 37,2% del 2022 al 26,3%) e Snapchat (dal 23,3% all’11,4%).
I dati arrivano dal 19° Rapporto sulla comunicazione del Censis, che a cadenza annuale analizza preferenze e orientamenti degli italiani per media e canali d’intrattenimento e informazione. La televisione resta la piattaforma più seguita (dal 95,9% degli italiani, +0,8%) ma cambia il suo mix: il digitale terrestre mantiene il proprio pubblico (+0,9% rispetto al 2022), i satellitari guadagnano utenti (+2,1%), web e smart tv fanno un vero e proprio balzo (56,1%, +3,3% in un anno) assieme alla mobile tv che ormai è guardata dal 33,6% degli italiani.
Social network, la classifica per ampiezza del pubblico (under e over 29)
Il medium che riesce a ibridarsi con maggiore disinvoltura sembra però la radio: l’ascolta il 78,9% degli italiani, in leggera flessione da un anno all’altro (-1,1%) a causa soprattutto della contrazione del pubblico che segue da casa (il 45,6%, -2,4% rispetto al 2022); l’autoradio resta invece stabile e si attesta al 69%, internet (18,2% degli utenti) e smartphone (24,1%) registrano una crescita cospicua nel lungo periodo (+10,6% e + 20,5% dal 2007 ad oggi).
Prosegue e si aggrava la crisi della stampa, invece: i quotidiani cartacei venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67% degli italiani, raccolgono ora il 22% del pubblico totale, con una perdita del 3,4% in un anno e del 45,0% in quindici. Perdite più lievi per i settimanali (-1,7%), meno per i mensili (-2,8%). Anche gli utenti dei quotidiani online diminuiscono: li leggono il 30,5% degli italiani (-2,5% in un anno), stabile invece il pubblico dei siti web d’informazione (58,1% come nel 2022, +21,6% dal 2011).
Fonti d’informazione, le più seguite e la progressione nel 2023
Social network in grande spolvero anche nel ruolo di media d’informazione: benché i telegiornali rimangano il canale più seguito, nel 2023 il loro pubblico cala dal 51,2% al 48,3% dell’utenza (con una perdita nell’ultimo anno di quasi 3 punti percentuali e il 10,8% in meno rispetto al 2019), i motori di ricerca risultano il mezzo d’informazione più cresciuto nell’ultimo anno (+6,2%) con il 29,6% delle preferenze; i siti d’informazione perdono invece il 3,1% e i quotidiani digitali il 2,5%. Ma su tutti spicca il balzo in avanti di YouTube, che come fonte d’informazione cresce del 6,6%, e la progressione di Instagram, che è considerato canale d’informazione dal 15,3% degli utenti.
Infine, la spesa delle famiglie per i consumi mediatici mantiene le dinamiche già consolidate: l’acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico segna anno dopo anno incrementi tendenziali che di fatto hanno moltiplicato per otto il suo valore nell’ultimo quindicennio (+727,9% tra il 2007 e il 2023, per oltre 8,7 miliardi di euro), la spesa per computer, audiovisivi e accessori ha conosciuto un rialzo cospicuo (+215,8%), quella per servizi di telefonia e traffico dati si è assestata verso il basso per effetto dei cali di canoni e tariffe (-26,9%, per un valore comunque prossimo a 13,6 miliardi di euro nell’ultimo anno), infine la spesa per libri e giornali ha subito un vero e proprio crollo: -38,2%.