Acquisizioni, fusioni, integrazioni. E se non bastano, riorganizzazioni delle consegne e dei servizi. La distribuzione intermedia del farmaco sta soffrendo in quasi tutta Europa e le risposte che le aziende stanno mettendo in campo per rispondere alla congiuntura si assomigliano un po’ dappertutto: in Francia la Csrp (Chambre syndicale de la Repartition pharmaceutique, cui fanno capo i sette principali grossisti francesi, che assieme sommano il 97% del mercato) ha chiesto a primavera una nuova remunerazione per le imprese del settore, che hanno chiuso il 2018 con una perdita operativa prossima ai 46 milioni di euro. Quest’inverno il gruppo Phoenix – presente in Italia con Comifar – aveva inviato alle farmacie tedesche una lettera nella quale preannunciava tagli alle condizioni commerciali e alle consegne (di default una al giorno).
Il maltempo imperversa anche sulle aziende intermedie di casa nostra: in una intervista a Pharmacy Scanner del maggio scorso, il presidente di Adf Alessandro Morra rivelava che se nel 2017 «l’utile netto delle società della distribuzione si è assestato mediamente sullo 0,3%, il 2018 si è chiuso su valori certamente inferiori. Il margine sul farmaco non basta neanche a coprire le spese per personale e corrieri, sull’extrafarmaco risentiamo sempre di più della concorrenza di Amazon e dell’e-commerce».
Sui grossisti italiani, in sostanza, pesa oggettivamente un forte problema di sostenibilità ed è in questa cornice che si colloca la doppia comunicazione con cui Cef, la prima cooperativa della distribuzione intermedia per quota di mercato, ha annunciato nei giorni scorsi ritocchi nelle condizioni commerciali e finanziarie alle farmacie: i titolari con un volume di ordini verso la cooperativa inferiore a una certa soglia perdono una delle due consegne giornaliere; inoltre, «a seguito delle mutate condizioni praticate dal sistema bancario», le dilazioni di pagamento superiori ai 90 giorni comportano l’applicazione di un tasso d’interesse del 6%, mentre quelle a 30 giorni rimangono gratuite ma perdono l’arrotondamento al “fine mese”.
Non tutti i farmacisti hanno gradito la novità ma Vittorino Losio, presidente di Cef, butta acqua sul fuoco: «Stiamo affrontando tutti un contesto di forte incertezza» spiega a Pharmacy Scanner «ma gli interventi che abbiamo varato puntano innanzitutto ad allinarci al resto del mercato. So che qualche titolare si è lamentato perché l’aggiornamento delle condizioni finanziarie è scattato dal primo settembre, con un preavviso di pochi giorni, ma non dimentichiamo che le fatture si fanno da metà mese».
Stesse considerazione anche per la riduzione delle consegne. «I costi che un distributore affronta continuano a crescere» ricorda Losio «una farmacia che acquista per due o tremila euro al mese non può più essere servita come prima. Altri, come Unico o Comifar, hanno cominciato a far pagare la seconda consegna, noi dopo un’attenta valutazione abbiamo preferito optare per questa soluzione. Sono convinto che alla fine queste misure faranno bene alla farmacia».