Quando acquista farmacie, il capitale definisce i prezzi di acquisto in base a indicatori del tutto diversi da quelli cui fanno solitamente riferimento i farmacisti: di certo non è il fatturato della farmacia, che rappresenta ormai un parametro obsoleto e inconsistente, ma probabilmente non è neanche il reddito della farmacia, almeno non l’attuale. E’ di questo parere il docente di diritto commerciale Giustino Di Cecco, ospite domenica del convegno organizzato da Federfarma nella cornice di Cosmofarma (Bolognafiere, 20-22 aprile) per analizzare le ricadute della Legge sulla concorrenza. «L’idea» spiega Di Cecco a Pharmacy Scanner «è che a contare per chi acquista sia sì il reddito della farmacia, ma quello futuro, ossia quanto il capitale si aspetta di ricavare da quell’esercizio una volta “formattato” secondo il suo progetto e in base alle economie di scala che pensa di ricavare».
Professore, può spiegarsi meglio?
Faccio un esempio: se ho acquistato quattro farmacie in un raggio di dieci chilometri e ne voglio comprare una quinta, è probabile che per quest’ultima sia l’unico in quell’area a potermi permettere un’offerta di acquisto più alta, perché so che nella quinta potrò ridurre alcuni costi, per esempio nel personale del magazzino.
Sembra il Monopoli…
E’ così. Il punto fondamentale però qual è: il farmacista che vende, così come l’acquirente che si propone di rilevare una sola farmacia, non saranno mai in grado di competere con l’offerta di chi ragiona secondo le logiche delle economie di scala. A meno che non accetti di rientrare dall’investimento in un arco di tempo superiore a quello usuale della finanza, per esempio in 15 anni anziché in cinque. Rassegnandosi a una redditività decisamente inferiore.
Per il farmacista medio è una rivoluzione copernicana…
Lo dico in tutta franchezza, il farmacista che vuole acquistare sbaglia quando dice “questa farmacia vale 1,5 o 2”. La domanda giusta è un’altra: se la pago un milione di euro, quanti anni di utili netti mi serviranno per recuperare l’investimento? In dieci? In trenta?
In un articolo di qualche settimana fa, avevamo scritto che oggi il capitale sta acquistando come un consumatore cherrypicker, cioè un esercizio alla volta e con estrema cura. Ma così, ci vorranno parecchi anni perché le catene aprano davvero…
E chi ha detto che il capitale ha fretta? Primo, se ho del capitale da investire cerco le buone occasioni, anche se devo aspettare. Secondo: si stanno comprando le farmacie, ma chi dice che non si stiano comprando anche i crediti delle farmacie, in modo da poterle poi comprare più velocemente? E ancora, chi dice che non sono state messe in campo anche altre strategie, per esempio alleanze tra gruppi o intese di mercato? Il capitale si muove sotto traccia e non viene a raccontarci le sue strategie, per esempio se punta alle farmacie di città o a quelle rurali.
Rurali?
Sì, rurali. Io non sono convinto, come molti ripetono, che le piccole farmacie dei paesini non interessano al capitale. Quando entrano in gioco logiche di rete, tutto è possibile.
Dunque quali sono le sue previsioni sui tempi dello “shopping”…
Non faccio previsioni, dico solo che in altri comparti non ho mai visto il capitale andare in giro a dire “vi prego vendetemi i vostri negozi”. Non l’ho visto nel mercato delle concessionarie di auto e in quello della distribuzione organizzata, non vedo perché dovrebbe accadere nel mondo della farmacia.