Ai farmacisti titolari che continuano a interrogarsi sui reali vantaggi dell’aggregazionismo come leva per ribattere alla competizione delle catene prossime venture, il canale dei cosiddetti negozi “bio” offre spunti di riflessione e occasioni di raffronto decisamente interessanti. E’ quanto si ricava a sfogliare l’edizione 2018 di Focus Bio Bank – Supermercati & Specializzati, il rapporto con cui Banca Dati del Bio fotografa annualmente evoluzione e tendenze del mercato italiano del biologico/naturale. Il volume, infatti, ripercorre velocemente l’evoluzione cui sono stati costretti negli ultimi 20-30 anni i negozi bio, sotto la pressione del mercato e dei competitors.
Qui emerge il primo punto di contatto con il canale dalla croce verde: se per la farmacia l’avversario cui prendere le misure sono le catene, per gli specializzati del comparto l’avversario è la gdo. Ed è un avversario formidabile: nel 2007 i negozi bio vantavano complessivamente un giro d’affari di oltre 550 milioni di euro, per una quota di mercato che arrivava al 47%; super e iper, invece, si fermano a 400 milioni, per un’incidenza pari al 31%. Sette anni dopo, nel 2014, il sorpasso: 761 milioni di euro per i negozi specializzati e 855 milioni per la gdo, che nel 2015 fa i conti con il ritorno dei retailer (862 milioni contro gli 873 della grande distribuzione organizzata) e l’anno successivo prende il largo (1.191 milioni, +36%, rispetto agli 892 milioni, +3%, dei negozi bio).
Quello che è successo in questi sette anni è semplice: la gdo ha scoperto il mercato del bio, che tra il 2007 e il 2016 ha più che raddoppiato il giro d’affari (da 1,2 a oltre tre miliardi di euro). E così, il segmento ha valicato i confini dell’ortofrutta e si è allargato ad altri reparti e scaffali di iper e supermercati, tra i quali la cosmesi. Parimenti, le principali insegne della gdo hanno cominciato a lanciare prodotti bio a marchio, tanto che le 644 referenze del 2001 sono diventate oggi più di 3.500, con una media di 160 referenze per insegna.
I negozi, di conseguenza, hanno dovuto fare i conti con uno scenario sempre più competitivo, che ha influito profondamente sullo sviluppo dei punti vendita e nei prossimi anni determinerà razionalizzazioni e riorganizzazioni anche dolorose. Oggi, dice Focus Bio Bank, i punti vendita del comparto bio sono 1.437, quasi il doppio rispetto ai 682 del ’93; ma le nuove aperture sono sempre più rare e negli ultimi quattro anni i negozi sono cresciuti con una media annua del 3%. La verità, dice il rapporto, è che «numerose attività iniziano ad accusare il colpo. A chiudere saranno le realtà meno attrezzate e quelle che resteranno non saranno più le stesse».
Già oggi i negozi bio non sono più gli stessi di un tempo: se una volta erano per la maggior parte «alternativi, spartani, con pochi prodotti di base in gran parte sfusi, spesso legati a un’associazione e frequentati da una stretta cerchia di fedelissimi», oggi i punti vendita del comparto sono «più grandi, più invitanti, con un’offerta che conta migliaia di referenze, un’esposizione ragionata, un pubblico ampio e diversificato per età, ceto sociale e motivazioni».
Attualmente, in particolare, i retailer del comparto bio si sono specializzati e offrono un servizio personalizzato che non trova pari tra le corsie di iper e super, così come un assortimento che in ampiezza e profondità batte quello della gdo: il 99% degli esercizi vende alimenti confezionati, il 91% alimenti vegetali, un altro 91% i cosmetici, l’89% tratta la detergenza casa e via a seguire. Però la concorrenza della grande distribuzione rimane temibile, e così i negozi hanno dovuto ricorrere anche all’aggregazione. Il risultato è che dei 1.437 esercizi in attività di cui si diceva poc’anzi 912, cioè il 63% circa, appartiene a network «dalle varie formule, che vanno dal franchising alla condivisione di programmi promozionali». C’è anche chi ha fatto ricorso a «sinergie tra varie attività, come il bistrot o il ristorante, per creare un circolo virtuoso tra momento di acquisto e di consumo». Oppure c’è «l’offerta di conferenze, incontri e corsi su salute e benessere. Di fatto un ritorno alle origini, dove l’aspetto culturale torna a essere centrale».
Gli effetti virtuosi dell’aggregazionismo sono evidenti soprattutto sul piano qualitativo: la superficie media di vendita, tra i negozi bio indipendenti, non supera i 100 mq, tra i negozi in network arriva a 230 mq. Il 58% degli esercizi aggregati dichiara una superficie superiore ai 150 mq, tra gli indipendenti non sono più del 31%. Sulle dieci insegne del comparto, sei hanno aperto aree ristoro in una parte del loro punti vendita, che nel caso di Piacere Terra e Biosapori ammontano a più del 90% dei loro affiliati. I farmacisti titolari hanno elementi a sufficienza su cui riflettere.
Focus Bio Bank 2018: le catene degli specializzati “bio” e i loro numeri
Bio C’ Bon | Biobottega | Biosapori | Cuorebio |
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Prima apertura 2008 in Francia, 2014 in Italia | Prima apertura 2009 | Prima apertura 2003 | Lancio iniziativa 2002 |
Punti vendita 16 in Italia | Punti vendita 28, dei quali 5 con area ristoro |
Punti vendita 10, dei quali 9 con area ristoro | Punti vendita 228 |
Regioni Lombardia | Regioni Piemonte, Liguria, Lombardia, Toscana, Marche, Abruzzo, Puglia, Calabria | Regioni Veneto | Regioni tutte |
Formula proprietà | Formula proprietà, partecipazione, franchising | Formula proprietà | Formula associazione (servizi di formazione, comunicazione, promozione |
Superfici fino a 250 mq | Superfici da 120 a 900 mq | Superfici da 420 a 2.300 mq | Superfici da 80 mq |
Referenze 4mila | Referenze 18mila, 120 con marca propria | Referenze circa 1.500 | |
Assortimento alimenti 75%, cosmesi 10%, erboristeria 15% | Assortimento alimenti 65%, cosmesi 15%, erboristeria 15% | ||
E-comm. biosapori.com |
KI Ama Bio | Melaverdebio | Naturasì | Naturplus |
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Lancio iniziativa 2005 | Prima apertura 2015 | Prima apertura 1993 | Prima apertura 2015 |
Punti vendita 300 | Punti vendita 12 |
Punti vendita 245, dei quali 22 con area ristoro | Punti vendita 20 |
Regioni tutte | Regioni Lombardia, Trentino-Alto Adige, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna | Regioni tutte | Regioni Piemonte, Liguria, Lombardia, Marche, Umbria, lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia |
Formula adesione ai programmi promozionali sulle grandi marche bio | Formula franchising | Formula proprietà, franchising | Formula franchising |
Superfici da 50 a 100 mq | Superfici da 300 a 800 mq | Superfici da 25 a 100 mq | |
Referenze circa 800 | Referenze 1.500 (negozi di 100mq), 2.500 (250mq), 4.500 (800mq), delle quali circa 800 con marche proprie (Ecor, Naturasì, Più Bene, Baule Volante, Città del Sole) | Referenze 1.300 | |
Assortimento alimenti 60%, cosmesi 10%, erboristeria 10% | Assortimento alimenti 85%, cura casa e persona 15% | Assortimento alimenti 20%, cosmesi 40%, erboristeria 30% | |
E-comm. www.naturasi.it e Amazon Prime Now (su Milano) | E-comm. www.naturplus.it |
Piacere Terra | UPM – Un Punto Macrobiotico |
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Lancio iniziativa 2014 | Prima apertura anni ’80 |
Punti vendita 15 | Punti vendita 38, dei quali 34 con ristorante |
Regioni Lombardia, Veneto, Lazio | Regioni Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche Umbria, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Sicilia |
Formula proprietà | Formula associazione |
Superfici da 230 a 500 mq |