Aloe, riso rosso, oli essenziali e derivati di agrumi, semi di finocchio e basilico. Sono le ultime sostanze in ordine di tempo che l’Unione europea ha messo sotto la lente per un eventuale bando da alimenti, integratori e/o cosmetici perché classificate come pericolose per la salute. Per congiurare questo rischio e contrastare l’accelerazione dell’Ue a mettere “fuori legge” prodotti che di dannoso non hanno nulla per come vengono utilizzati comunemente, è nata la Fondazione Botanica per la Ricerca, sodalizio che ha l’obiettivo di sostenere la ricerca scientifica applicata allo studio e alla valutazione della sicurezza ed efficacia delle piante e dei loro derivati, noti come “botanicals”, e di diffondere la conoscenza sulle loro proprietà e applicazioni. Promossa da Siste, Assoerbe e Unionfood (Unione Italiana Food), la nuova Fondazione ha come finalità principale il sostegno a studi nel campo della valutazione della sicurezza e dell’efficacia dei preparati vegetali destinati all’impiego nei prodotti per la salute e il benessere. L’obiettivo è quello di apportare contributi significativi al dibattito nazionale e internazionale, nonché di affermarsi come punto di riferimento accreditato e affidabile nel settore dei botanicals, anche per le Istituzioni.
Il Comitato tecnico scientifico della Fondazione, composto da studiosi indipendenti provenienti dall’Italia, dalla Germania, dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, riflette le diverse competenze scientifiche necessarie per affrontare le tematiche complesse legate al mondo vegetale. In prospettiva, si intende favorire la costituzione di una rete nazionale e internazionale di collaborazione scientifica e professionale, che coinvolga altre eccellenze in ambito universitario, enti di ricerca e realtà economiche interessate al settore.
La strada della Fondazione parte in salita perché uno dei fronti principali su cui lavorare è proprio la legislazione: «A fronte di un mercato che tiene bene e di un prodotto, quello dei botanicals, che pervade qualunque settore del mercato, dai medicinali agli integratori fino ai cosmetici» spiega in una nota Germano Scarpa, presidente Unionfood (settore Integratori e Salute) «c’è un grande limite rappresentato dalla regolamentazione e dalle specificità e regole che si applicano ai singoli prodotti, in relazione alla destinazione d’uso. Il legislatore interviene a tutela della sicurezza ma il punto è che non c’è una regolamentazione specifica che riguarda i botanicals: a oggi la norma dice che devono essere usati in maniera conforme alla regolamentazione dei prodotti nei quali vengono utilizzati e questo significa che non c’è, quindi, un’unica disciplina ma ce ne sono tante».
«La Fondazione non vuole togliere nulla alle associazioni esistenti» conclude Renato Iguera, presidente Assoerbe «ma solo essere un’opportunità all’interno della quale unirsi per un obiettivo comune. Se si vuole sostenere i botanicals qualcosa va fatto perchè il rischio è perdere anche la fiducia dei consumatori. Questo è il nostro prossimo obiettivo e invitiamo a partecipare altre Associazioni, Imprese, Centri di ricerca ed Università, così come singoli professionisti, per far sì che ognuno per la sua parte e le proprie competenze possa contribuire e dare corpo ed autorevolezza al progetto. Realtà come quella ipotizzata esistono in altri paesi, come gli Stati Uniti, dove a farne parte c’è addirittura la Fda. È ora che anche in Italia e in Europa ci si muova in questo senso e noi abbiamo fatto il primo passo».
