Boom acquisti diretti, ora indagano anche Federfarma e Federfarma Servizi

Filiera

Sono finiti sotto la lente di Federfarma e Federfarma Servizi i dati del Consorzio Dafne (riferiti da Pharmacy Scanner in questo articolo) che rivelerebbero nell’ultimo quadriennio un’impennata degli acquisti diretti da farmacie a fornitori a scapito degli ordini a video e dei transfer order da farmacie a grossisti. A indagare provvederà l’Osservatorio che le due organizzazioni di categoria hanno costituito il 26 gennaio scorso: con una circolare congiunta diffusa venerdì scorso (24 febbraio), sindacato titolari e rappresentanza delle cooperative dei farmacisti hanno sollecitato gli associati «a fornire segnalazioni su eventuali pratiche o condizioni commerciali che, sostanziandosi in comportamenti anomali, generano alterazioni del ciclo distributivo o disparità di trattamenti». Tradotto in parole povere, farmacie e aziende della distribuzione sono invitate a segnalare eventuali comportamenti delle reti vendita delle aziende produttrici che si traducono in inopportune pressioni a favore del canale di acquisto diretto. Le segnalazioni, specifica ancora la circolare, dovranno essere corredate di tutti i dettagli necessari e serviranno «a intervenire per l’analisi e la soluzione delle questioni segnalate».

«L’obiettivo di questa indagine è di mettere un faro su tutti quei fenomeni che in qualche modo puntano a bypassare la filiera tradizionale» spiega a Pharmacy Scanner il presidente di Federfarma Servizi, Antonello Mirone «ci preoccupa la tenuta della distribuzione intermedia ma anche quella delle farmacie rurali, che sono le clienti “naturali” dei grossisti del farmaco». Il materiale raccolto, prosegue Mirone, servirà per invitare le industrie a sedersi attorno a un tavolo per analizzare il fenomeno, ma intanto l’associazione dei distributori si sta anche guardando attorno. «In Spagna» osserva il presidente di Federfarma Servizi «c’è una norma che vieta gli acquisti diretti sui farmaci soggetti a carenze. È una misura che dà l’idea dell’effetto che tale genere di ordini provoca sulle forniture tradizionali quando i medicinali scarseggiano».

L’intenzione, in ogni caso, è quella di affrontare il problema con l’industria in modo collaborativo. «A quanto ci risulta questi comportamenti sono circoscritti a poche aziende» conferma Mirone «proprio per questo riteniamo che la strada migliore sia quello del confronto». Lato industria, tuttavia, c’è chi fatica a convincersi. «A me risultano dati opposti» dice a Pharmacy Scanner Salvatore Butti, general manager di Eg Stada Italia «nella mia azienda il 70% dei flussi retail transita dai grossisti e i transfer order sono in aumento. Occorrerebbe capire a quali segmenti di prodotto si riferiscono i dati di Dafne e qual è il peso dei canali territoriali escluso l’ospedale».

Intanto tra i grossisti circolano dati di Iqvia che riportano per il 2022 una crescita a valori degli acquisti diretti dell’8,7% sul 2021, a fronte del +3,7% di ordini a video e To (per un incremento complessivo del settore del 4,9%). E a gennaio, gli ordini diretti salgono del 6,9% sullo stesso mese del 2022, mentre gli indiretti fanno +2,9% e la media complessiva si ferma al 4%. La settimana scorsa poi, in un incontro tra le cooperative convocato da Federfarma.co, Unifarm, Farla e Cef hanno confermato quanto Farmacentro aveva portato alla luce per prima quindici giorni fa con il suo sondaggio tra gli iscritti: sono in netta crescita le farmacie che dicono di avere ricevuto pressioni dalle reti vendita delle aziende perché su certi prodotti preferiscano l’acquisto diretto al To o all’ordine a video. «Ci preoccupa il rischio di una deriva» spiega a Pharmacy Scanner Maurizio Stroppa, direttore generale di Federfarma.co «quindi abbiamo alzato la soglia di attenzione. Ora raccoglieremo tutti i numeri e poi ci interfacceremo con le industrie in modo collaborativo, come si conviene tra partner». La cartina di tornasole sarà rappresentata dall’andamento dei To: dove i transfer order calano in maniera vistosa e invece aumentano gli acquisti diretti, verrà aperto un confronto con le aziende per portare in superficie eventuali problemi. «Il fenomeno esiste, nessuno può più negarlo» conclude il direttore generale di Farmacentro, Marco Mariani «ora sediamoci con l’industria e cerchiamo le soluzioni, perché credo che all’origine ci siano innanzitutto degli errori di comunicazione».

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