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Bilanci 2023 della distribuzione intermedia sotto la lente: è il turno di Farvima e Comifar

Filiera

Prosegue la ricognizione di Pharmacy Scanner tra i bilanci 2023 dei principali distributori della filiera farmaceutica e in questa quinta puntata della nostra analisi puntiamo la lente su due gruppi che in tempi recenti hanno affrontato riorganizzazioni e investimenti cospicui per rafforzare il business: Farvima, che nel marzo dell’anno scorso ha inaugurato a Nola (provincia di Napoli) un nuovo hub logistico ad alta tecnologia di 10mila mq, e Comifar, che sotto l’egida di Phoenix Pharma Italia, che nello stesso periodo ha completato l’integrazione con Admenta e Lloyds Farmacia (ora Benu Farmacia).

Prima di analizzare i due bilanci nel dettaglio, vale la pena rimarcare che i due documenti sono redatti con ordine, discretamente approfonditi e completi di informativa, caratteristiche che si spiegano anche con la scelta delle due società (così come altri distributori, a dire il vero) di avvalersi di una “big four”, ossia una delle quattro società di revisione più accreditate a livello internazionale (Deloitte & Touche, Ernst & Young, Kpmg, PricewaterhouseCoopers).

Partiamo da Farvima: il consuntivo 2023 riporta ricavi in crescita per 22 milioni di euro circa, per un tasso (+3%) che rappresenta l’incremento maggiore tra quelli sinora riscontrati nelle nostre analisi. A questo si aggiunge una lieve crescita del margine industriale – dal 6,26% al 6,99%, +7,1 milioni – e degli altri ricavi, che lievitano di 2,9 milioni grazie all’offerta di nuovi servizi.

La realizzazione del nuovo polo logistico – di cui s’è detto all’inizio – ha comportato l’assunzione di 100 nuovi dipendenti, da cui un aumento dei costi del personale, dei costi per servizi (a causa delle spese aggiuntive per energia e trasporto) e di altri costi vari, per un ammontare di 6,8 milioni. Di conseguenza l’ebitda, ossia l’indicatore che misura la redditività operativa, cresce di soli 3,8 milioni (da 6,5 a 10,3 milioni) ossia l’1,34% in rapporto ai ricavi di vendita: siamo esattamente sugli stessi valori degli altri distributori.

Occorrerà quindi valutare nel medio/lungo termine quali risultati produrrà il nuovo polo logistico, che – stando a quanto riportato in bilancio – ha comportato un investimento di 25 milioni di euro, con effetti che nel conto economico 2023 sono (ovviamente) ancora limitati. Considerati i livelli di ebitda tipici di questo comparto, sarà interessante misurare l’arco di tempo in cui si realizzerà il ritorno dell’investimento, anche alla luce delle attuali condizioni del mercato e di tassi d’interesse ancora molto alti.

D’altronde anche Farvima, come i suoi concorrenti, ha risentito pesantemente dell’aumento del costo del denaro che le imprese hanno dovuto affrontare nel 2023: nel caso del distributore campano, i costi per interessi passivi sono più che raddoppiati (+7 milioni). Anche Farvima, quindi, chiude il consuntivo praticamente in pareggio (utile di poco inferiore a 300mila euro), dato che l’incremento dei risultati operativi derivanti dalla gestione caratteristica va a coprire i maggiori costi per interessi.

Riguardo allo stato patrimoniale, la voce su cui vale la pena porre un po’ di attenzione è quella delle rimanenze, che in bilancio aumentano di soli 3 milioni. La relazione al consuntivo scrive al riguardo che «il risultato 2023 sconta una duplicazione di costi rivenienti dalla sovrapposizione della nuova filiale di Nola con le altre due sedi campane di Casandrino e Salerno, relativi principalmente a stock e personale. In particolare, la società ha duplicato e tutt’ora è in fase di smaltimento di oltre 20 milioni di euro di merce, comportando per l’anno 2023 un extracosto finanziario di oltre 2 milioni». E ancora: «Si precisa altresì che, nel corso del 2023, sono state lavorate distruzioni straordinarie per circa 4,6 milioni di euro, eessenzialmente riferite a prodotti Covid acquistati nel periodo pandemico anche per sostenere l’incremento atteso dei volumi».

Non si segnalano, invece, variazioni significative dell’indebitamento finanziario netto, che appare stabile ma pari a 7,9 volte l’ebitda, un tasso non proprio brillante.

 

 

Passiamo a Comifar: come già detto, il 2023 ha visto il gruppo impegnato nell’implementazione dell’integrazione con Admenta e Lloyds Farmacia sotto Phoenix Pharma Italia. In questo contesto, le operazioni più rilevanti di cui si fa menzione nel bilancio sono la dismissione a fine anno del magazzino di Casalecchio di Reno (e la sua integrazione con quello di Bentivoglio, entrambi in provincia di Bologna) e la chiusura del servizio di Customer Service con l’implementazione di un software Crm (Customer relationship management).

Di solito è difficile cogliere da un bilancio consuntivo tutti gli effetti di operazioni straordinarie come l’integrazione tra Comifar-Phoenix e Admenta-Lloyds, tuttavia il consuntivo del gruppo si rivela al riguardo generoso di informazioni, anche se la prudenza invita a mantenere una certa cautela nelle nostre analisi.

I ricavi delle vendite totali calano di soli 16 milioni e si fermano a 2,3 miliardi tondi, ma va detto che i ricavi verso clienti scendono invece di 99 milioni, una contrazione non indifferente, mentre le altre variazioni dipendono principalmente dai passaggi infragruppo seguenti alla riorganizzazione. La marginalità rimane invariata al 7%.

I costi straordinari una tantum del personale ammontano ad addirittura 6,5 milioni, a causa della riorganizzazione del management e del customer service. Visto che gli altri costi sono tendenzialmente in linea con l’anno precedente, alla fine l’ebidta cala da 8,4 a 4,1 milioni, ovvero lo 0,2% dei ricavi, e il risultato finale è una perdita di un milione di euro.

Da notare che a differenza degli altri grossisti, Comifar Distribuzione ha azzerato l’indebitamento bancario: il risultato è una Pfn (Posizione finanziaria netta) addirittura in positivo di 5 milioni, grazie anche al miglioramento del capitale circolante netto per 77 milioni attraverso la riduzione dei volumi di vendita. Senza debito verso le banche, ovviamente, l’impatto degli interessi passivi si è ridotto di molto, un caso unico in questo comparto e senz’altro un esempio per gli altri competitors.

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