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Appunti da Cosmofarma: clima positivo, servizi e tech sotto i riflettori. Ora il cambio di passo

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Chi, lo scorso week end, è stato a Cosmofarma sarà d’accordo con me nel dire che questa edizione ha avuto grande successo, soprattutto in termini di presenze. Già dal primo giorno di esposizione, venerdì, i visitatori si sono accalcati con il desiderio di rivedere colleghi e contatti delle imprese, dopo due anni vissuti “a distanza” a causa del covid.

Il palinsesto degli appuntamenti si è rivelato – come si dice in altre circostanze – ricco e generoso, con oltre 60 eventi che hanno stimolato il confronto che è sempre prezioso per comprendere al meglio il cambiamento in atto. Anche gli espositori hanno dato un contributo importante al successo dell’esposizione, con novità e proposte che vogliono dare sostanza alla nuova farmacia post-covid.

Considerato il clima che si respirava tra i padiglioni, diventa allora legittimo chiedersi dov’è che i farmacisti hanno puntato principalmente la loro attenzione: che cosa hanno trovato di maggiormente interessante per la loro farmacia? Dove pensano di puntare per sostenere vendite e ingressi ora che tamponi e vaccini sono sempre meno dei “buttadentro”?

Indubbiamente, la tecnologia è stata una delle aree che più ha attirato l’interesse dei visitatori, sia perché la digitalizzazione è ormai un obbligo sia perché gli incentivi alleggeriscono il perso degli investimenti, specialmente per le farmacie del meridione che dispongono di doppi vantaggi. In particolare, ho notato un particolare interesse per le tante proposte – negli anni procedenti non così numerose – che toccavano il tema dell’aderenza terapeutica; è senz’altro un servizio di fortissima attualità, che ritengo rappresenti una grande opportunità per le farmacie, e quanto osservato a Cosmofarma mi fa pensare che anche i farmacisti siano della stessa opinione.

Ho notato presenze più numerose che in passato anche agli stand dell’automazione di magazzino, così come tra gli espositori che proponevano soluzioni di telemedicina: si tratta di uno dei servizi della farmacia che mostra le potenzialità più interessanti e anche se non mi pare di aver visto novità eclatanti ho avvertito un clima di ottimismo e dinamismo che fa ben sperare.

Non sono mancate alcune brevi folate di preoccupazione. In tantissimi continuano a lamentare la difficoltà di reperire collaboratori: diversi farmacisti mi hanno chiesto suggerimenti e ho capito che una parte di loro ormai si è rassegnata al “va bene tutto”: non solo neolaureati ma anche laureandi da assumere ancor prima del completamento del ciclo di studi e relativa abilitazione.

Auspico vivamente che la positività respirata a piene mani a Bologna stimoli la voglia di fare, spinga i farmacisti a progettare e uscire così così da quella routinarietà sterile che si nota entrando in molte farmacie. Parecchi titolari fanno ancora fatica ad avere una visione complessiva della loro azienda, quando invece – come dico spesso – la farmacia dovrebbe essere concepita come un organismo da curare e far crescere in modo olistico: non si può operare per compartimenti stagni, la farmacia ha bisogno di essere organizzata e vissuta nella sua globalità. Soprattutto nel post-covid.

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