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Antonino Biroccio nuovo general manager di Gsk Italia, presidente e ceo di Gsk spa

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Antonino Biroccio è il nuovo general manager di Gsk Italia nonché presidente e amministratore delegato di Gsk spa. L’insediamento è avvenuto lo scorso 3 novembre, quando ha preso il posto di Fabio Landazabal, destinato a guidare le operazioni del gruppo in America Latina. Biroccio, classe 1973, originario di Reggio Calabria, è laureato in Chimica farmaceutica e ha conseguito un dottorato in Genetica e Biologia molecolare. Il suo primo giorno di lavoro nel nuovo incarico ha incontrato i giornalisti specializzati al Circolo della stampa di Milano, per sottolineare l’importanza di immediatezza, trasparenza e cooperazione nel settore.

Gsk opera in Italia dagli inizi del Novecento come multinazionale a ciclo completo, con due centri di ricerca e due stabilimenti produttivi. Impiega 4.200 persone, genera un fatturato di 1,6 miliardi di euro – di cui un terzo destinato all’export in oltre 100 Paesi – e investe 324 milioni di euro, pari al 20% del fatturato e all’8% degli investimenti totali delle farmaceutiche in Italia.

Biroccio ha espresso l’esigenza di concentrarsi sul futuro, per affrontare la trasformazione in corso e favorire l’innovazione che migliora la salute e la prosperità economica, tenendo conto dei costi sanitari sotto pressione per l’invecchiamento della popolazione. Ha citato studi interni che indicano risparmi potenziali di oltre 10 miliardi di euro attraverso vaccinazioni organizzate per adulti fragili.

L’azienda lavora in prevenzione, oncologia e immunologia. A Siena opera un centro di ricerca sui vaccini, inclusi quelli antibatterici e anticorpi monoclonali; a Rosia uno stabilimento produce vaccini innovativi per adulti. A Parma, un altro sito si occupa di nuovi farmaci per studi clinici, antivirali e anticorpi monoclonali per immunologia, malattie respiratorie e oncologia, con focus su Adc (anticorpi coniugati).

«Da oggi» ha detto Biroccio «il mio impegno sarà quello di collaborare con medici, pazienti, istituzioni e associazioni di riferimento per fare avanzare solo un tipo d’innovazione, quella reale che arriva al letto del paziente, che diminuisce i costi sociali, che attrae investimenti esteri nel nostro Paese, che aumenta il nostro export e quella cui vogliamo avere accesso, tutti noi, con la stessa tempestività degli altri cittadini europei».

 

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