Nei tre mesi che vanno da luglio a settembre, Amazon ha ottenuto ricavi per 127,1 miliardi di dollari, in crescita del 15% anno su anno. Il profitto lordo raggiunge i 56,8 miliardi, quello netto ammonta a 2,9 miliardi (rispetto ai 3,2 dello stesso periodo del 2021). I dati arrivano dal consuntivo del gruppo per il terzo trimestre e meritano di essere analizzati nella particolare rappresentazione grafica (diagramma di Sankey) realizzata da App Economy Insights, newsletter statunitense per il business.
Come osserva la testata, le entrate di Amazon comprendono sette componenti principali: il marketplace Amazon.com (42% delle entrate complessive nel terzo trimestre); i negozi fisici (principalmente la catena americana del bio Whole Foods, 4%), i servizi offerti ai venditori terzi che vendono dalla sua piattaforma (23%); gli abbonamenti ad Amazon Prime, Audible e via a seguire (7%); i servizi pubblicitari per venditori Amazon e Twitch (8%); Amazon web services, la piattaforma B2B di cloud computing (16%) e le offerte sparse (1%). Lato spese, invece, spiccano i costi dei ricavi (70,3 miliardi) e i costi operativi (54,3 miliardi), tra i quali vale la pena citare i costi logistici (centri di distribuzione, negozi, personale: 20,6 miliardi, pari al 16% dei ricavi) e i costi per tecnologia e contenuti (ricerca e sviluppo, spese per l’infrastruttura per supportare Amazon web services).
Il margine lordo, quindi, si attesta nel trimestre al 45% (in crescita di due punti anno su anno), il margine netto si ferma al 2%, in calo di un punto sul 2021. Il flusso di cassa operativo è diminuito del 27% negli ultimi dodici mesi, il flusso di cassa residuo (free cash flow) è invece in negativo di 20 miliardi, a causa degli investimenti sostenuti di recente dal gruppo. Ma i dati più interessanti riguardano la marginalità di Amazon: la sua attività più proficua non è l’e-commerce ma Aws (Amazon web services), che nell’ultimo trimestre registra un margine operativo del 26%. Il marketplace assicura entrate per 53,4 miliardi, ma sull’anno la crescita è stata “soltanto” del 7%.
Come scrive App Economy Insights, Aws (che offre alle aziende servizi di cloud computing, elaborazione e distribuzione di contenuti) è «il gioiello della corona di Amazon»: finanzia l’intera attività mentre altri segmenti raggruppati per regione (Nord America e Internazionale) hanno storicamente margini risicatissimi; nel 2019 (quindi in era pre-covid, il segmento Nord America aveva un margine del 4%; il segmento “Internazionale” era in perdita del 2%. E se il margine lordo è migliorato nel tempo, dal 20% circa di un decennio fa al 45% di oggi, è perché Aws contribuisce in modo crescente alle entrate (i suoi costi operativi sono inferiori alla linea di profitto lordo).
Non è l’e-commerce, quindi, il Pozzo di San Patrizio del gruppo americano. Senza contare che, ormai, la maggior parte dei prodotti che commercia dal suo marketplace non sono più suoi: come ha detto Brian Olsavsky, cfo di Amazon, alla presentazione dei risultati trimestrali, il 58% delle vendite riguarda articoli offerti sulla piattaforma da terze parti, il valore più alto di sempre (+56% rispetto al terzo trimestre dello scorso anno). E i servizi che Amazon offre a questi rivenditori (logistica, consulenza eccetera) generano ormai un giro di affari di quasi 29 miliardi di dollari (+18% anno su anno), pari a oltre la metà di quanto arriva dal marketplace.