Amazon, in Germania per la privacy se ne stanno andando le farmacie che dalla piattaforma vendevano farmaci otc
In Germania dalla fine di aprile molte farmacie (se non tutte) non potranno più vendere farmaci otc su Amazon e altri marketplace. È l’effetto della sentenza con cui un mese fa il Bundesgerichtshof (Bgh, la Corte federale di cassazione) ha recepito le indicazioni della Corte di giustizia europea dell’ottobre scorso, che imponevano ai rivenditori di raccogliere il consenso del cliente al trattamento dei suoi dati quando acquista un farmaco otc. Secondo i giudici tedeschi, in sostanza, anche per l’acquisto online di farmaci da banco è necessaria una «espressa dichiarazione di consenso» da parte dell’acquirente, senza la quale non è possibile processare l’ordine. E la piattaforma di Amazon, attualmente, non offre alcuna infrastruttura tecnica che consenta alle farmacie di raccogliere un consenso conforme al Gdpr.
A lanciare l’allarme, come riferisce un articolo della rivista Apotheke Adhoc, è Sanicare, una delle principali farmacie online della Germania: nelle settimane scorse, decine di farmacisti che vendono otc su Amazon avrebbero ricevuto lettere di diffida inviate da loro concorrenti, ossia (presumibilmente) altri farmacisti. Secondo la legislazione tedesca, infatti, l’operatore commerciale che viola norme o disposizioni amministrative si macchia anche di concorrenza sleale nei confronti degli altri competitor, i quali di conseguenza lo possono perseguire.
La vicenda va ricondotta a una lunga battaglia legale intentata dal farmacista di Monaco di Baviera Hermann Vogel Jr. contro due colleghi che vendevano otc su Amazon, Michael Spiegel e Holger Neubert. Al centro del contenzioso, la mancata acquisizione di un consenso esplicito al trattamento dei dati personali al momento della vendita online di tali farmaci. Il contenzioso era arrivati sino alla Corte di giustizia europea, che come detto nell’ottobre scorso aveva dato ragione a Vogel: senza tale assenso, ha decretato il Bgh per effetto della sentenza dei giudici europei, ogni ordine costituisce una violazione dell’articolo 9 del Gdpr, che disciplina il trattamento di categorie particolari di dati come quelli sulla salute, con il rischio per le farmacie di incorrere in sanzioni fino a 250mila euro. Secondo il presidente del collegio giudicante del Bgh, Thomas Koch, «la protezione della personalità del consumatore richiede che egli possa decidere liberamente se e in quale misura intende rivelare i propri dati per partecipare al mercato e concludere contratti». Koch ha sottolineato che «non basta un consenso implicito»: il cliente deve essere chiaramente informato che sta cedendo dati sanitari e deve autorizzare formalmente il loro utilizzo.
Particolarmente rilevante è il fatto che, secondo il Bgh, i farmacisti che vendono su Amazon non possono appellarsi all’eccezione prevista per il personale sanitario. Amazon, infatti, non garantisce che i dati dei clienti vengano trattati esclusivamente da personale vincolato dal segreto professionale. Inoltre, il marketplace non consente ai farmacisti di controllare direttamente il rispetto delle norme sulla protezione dei dati: «Non si può parlare di un’attività sotto la responsabilità dei farmacisti», hanno osservato i giudici.
Secondo Sanicare, circa 40 farmacie online hanno già ricevuto lettere di diffida da parte di loro concorrenti e molte hanno risposto con dichiarazioni formali di cessazione, impegnandosi a non vendere più otc su Amazon. «È prevedibile che dopo il 28 aprile 2025 i farmaci da banco non saranno più disponibili sulla piattaforma», ha dichiarato Marcus Diekmann, chief digital officer e socio della Sanicare Gruppe.
La situazione desta preoccupazione tra gli operatori. «Senza una soluzione tecnica che consenta il rilascio del consenso nel processo di checkout su Amazon, non possiamo più offrire i nostri prodotti senza rischiare conseguenze legali», ha proseguito Diekmann. Il manager ha anche messo in guardia su un possibile effetto boomerang: l’uscita delle farmacie tedesche da Amazon non chiuderà le porte di internet ai consumatori di farmaci senza ricetta, ma li dirotterà semplicemente verso piattaforme estere, in particolare quelle olandesi (Redcare-Shop Apotheke o Docmorris) , «con tutti i noti rischi per la sicurezza e con una perdita di valore economico per la Germania».
Nel frattempo, Vogel ha ottenuto anche il diritto di richiedere a una delle farmacie citate in giudizio informazioni dettagliate sull’entità delle vendite realizzate su Amazon, suddivise per regione e città. Pur dovendo farsi carico del 60% delle spese processuali relative a uno dei due procedimenti, il farmacista monacense potrà quindi quantificare più precisamente il danno subito e chiedere il relativo risarcimento.