Wba continua a cedere ingressi ad Amazon, altri si mettono nella sua scia

Filiera

Non hanno portato bene a Walgreens Boots Alliance i numeri con cui il gruppo ha chiuso il secondo trimestre dell’anno fiscale 2018. Il comunicato diffuso nella mattinata di mercoledì 28 marzo per notificare ai mercati cifre e percentuali  (vendite pari a 33 miliardi di dollari, in crescita del 12,1% rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso; utile netto di 1,3 miliardi, +27,3%; utile netto per azione attorno a 1,3 dollari, +38,8%) aveva fatto salire le azioni di Wba del 3,1% nel giro di poche ore, ma a sera il titolo si era già mangiato tutti i progressi e ha chiuso a +0,3%. Secondo Reuters, hanno pesato sulle valutazioni di analisti e investitori altri dati, a partire dagli ingressi: nel trimestre, le vendite di farmaci da banco e cosmetici delle farmacie Wba sono calate del 2,7% e mantengono il segno meno da circa due anni. Un’erosione, dicono gli osservatori, da addebitare alla concorrenza di Amazon e dell’e-commerce in generale: la gente entra sempre meno in farmacia (come negli altri canali del retail: nei giorni scorsi hanno chiuso due importanti catene americane della distribuzione moderna) e compra sempre più spesso online. La Borsa è in preda al panico per la contrazione degli ingressi e per Amazon, ha rivelato a Reuters l’analista di Baird Eric Coldwell

Per attenuare l’emorragia del comparto “no prescription”  – un’area di front-end per Walgreens – il gruppo ha avviato un severo programma di razionalizzazione degli scaffali (con l’eliminazione dei prodotti meno redditizi) e ha puntato sulle sue private label. Inoltre, ha cercato di controbilanciare le perdite del commerciale con l’etico, ossia il farmaco con obbligo di ricetta, attraverso partnership con Pharmacy benefit manager (cioè gestori dei prontuari farmaceutici di assicurazioni e fondi sanitari) come Prime Therapeutics, che ha portato in dote a Wba più di 20 milioni di assicurati.

Anche nel presente delle farmacie italiane c’è da fare i conti con una contrazione degli ingressi. Qui però la colpa principale non è dell’online bensì del calo delle ricette Ssn: come riferisce l’Aifa, le prescrizioni transitate dalle farmacie del territorio sono diminuite nel 2017 dello 0,6%, nel 2016 dell’1,5% e nel 2015 del 2,2%. Le cause sono note – distribuzione diretta, farmaci innovativi riservati alla dispensazione ospedaliera eccetera – le preoccupazioni che ne derivano per le farmacie italiane sono però le stesse di quelle americane. In attesa che l’online divenga anche per i farmacisti dello Stivale un concorrente temibile su tutta l’area commerciale.

Dagli Usa però arrivano anche alcune “case histories” decisamente inaspettate, perché rivelano che così come Amazon può portare via ingressi alla farmacia, può anche restituirli. Protagonisti di queste storie alcuni esercizi indipendenti come la newyorchese Arrow Pharmacy od organizzati in catene come Rite Aid. Ad accomunare queste farmacie, la scelta di installare all’interno del punto vendita gli Amazon Lockers, ossia armadi con cassette di sicurezza come quelle di aeroporti e stazioni.

Si tratta di una delle tante sperimentazioni lanciate negli anni da Amazon per risolvere l’unico vero problema delle consegne a domicilio, ossia far coincidere il passaggio del fattorino con la presenza in casa dell’acquirente. Nei soli Stati Uniti si contano oltre duemila Amazon Lockers, sparsi nelle 50 aree metropolitane più vaste del Paese. In sintesi, chi acquista su Amazon può scegliere come indirizzo di spedizione l’Amazon Locker più vicino, dove potrà ritirare il pacco (entro tre giorni dal deposito) aprendo la cassetta assegnata con un codice inviato per mail o sms.

Amazon ha provveduto a installare i suoi Lockers in centri commerciali, stazioni di benzina, università e addirittura librerie, più le farmcie di cui si è detto. Dalle quali arrivano valutazioni positive: Michael Morelli, titolare di Arrow Pharmacy, ha installato gli armadi in fondo al punto vendita, in modo che chi deve ritirare un pacco passi in rassegna tutta l’esposizione della farmacia. In media, poi, vengono ritirati ogni giorno una ventina di pacchi, grazie ai quali sono aumentati gli ingressi così come notorietà e vendite.

L’online, insomma, non è una strada che necessariamente allontana la clientela dalle farmacie. Il consumatore multichannel – Pharmacy Scanner lo ha ripetuto più volte – non è un nemico del retail tradizionale ma uno shopper che segue percorsi di acquisto particolari, dove online e offline possono essere intersecati. In fondo, non c’è molta distanza tra un Amazon Locker e un click & collect ben organizzato, calibrato per venire incontro alle esigenze di una clientela sempre più gelosa del proprio tempo.

Detto per inciso: gli Amazon Lockers sono anche in Italia. Si possono trovare in alcune alcune catene di supermercati, come Unes e Pam, in qualche distributore di benzina, banche, Reale Group, il Politecnico di Milano. I numeri però non sono quelli americani: gli ultimi dati risalgono al 2017 e parlano di un centinaio di postazioni, anche se secondo gli esperti sono destinate ad aumentare.

Silvia Coltellaro

 

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