I continui rialzi impartiti dalla Banca centrale europea al costo del denaro (l’ultimo, il quinto in otto mesi, ha portato ai primi di febbraio l’Euribor al 3%, il livello più elevato dal 2008, con il conseguente adeguamento dei tassi finali sulle operazioni di rifinanziamento) non fermano ma rendono soltanto più accorti i giocatori che partecipano al Monopoli delle farmacie. E tengono attorno all’1,6-1,8 i valori di mercato, in leggera risalita forse rispetto a quest’autunno ma sempre sotto il picco del 2,0 che dominava fino all’estate scorsa. Tra le insegne più dinamiche in questa fase vale la pena citare Farmagorà, che una decina di giorni orsono ha aperto la sua prima filiale in provincia di Como (a Cantù) mentre altre tre sono già in gestione dall’inizio di gennaio (a Novate Mezzola, in provincia di Sondrio; ad Assago, nel milanese, e a Trescore Balneario, in provincia di Bergamo).
Tra le catene che si muovono c’è anche Pharma Green Holding, che a fine gennaio ha messo la sua prima bandierina in Emilia Romagna (a Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia) e porta a sedici il totale delle sue filiali (fornite di servizio di home delivery, altra novità recente). Sempre a gennaio Alliance-Boots ha aperto una farmacia a Rimini, all’interno del centro commerciale “le Befane”, che si aggiunge alle altre otto comunali già presenti in città e porta a 75 il totale degli esercizi controllati o gestiti dal gruppo (ma altre acquisizioni dovrebbero seguire nei prossimi mesi). Progredisce anche Hippocrates, che porta il totale delle farmacie in gestione dalle poco più di 300 di fine anno a 315 (che diventano 370 con i preliminari).
Ma il raffreddamento dei valori di acquisto sta anche generando un nuovo fenomeno di mercato, quello dei farmacisti titolari che comprano la seconda o terza farmacia attirati dai prezzi attualmente in circolazione. Sia chiaro, non è una nuova corsa all’oro e i numeri sono circoscritti, però la tendenza c’è e la confermano i commercialisti che Pharmacy Scanner ha consultato per cercare riscontri. «È vero» osserva Nicola Brunello «è un fenomeno che ha cominciato a farsi sentire più o meno da un anno. Noi stessi lo consigliamo: a chi ne ha una diciamo di prendere la seconda e a chi ne ha due di comprare la terza. C’è chi acquista a poca distanza dalla prima farmacia, perché così “chiude” il bacino d’utenza a competitor potenzialmente pericolosi oppure fa girare personale e forniture, ma c’è anche chi acquista lontano, in un’altra regione o addirittura all’altro capo dello Stivale. In quest’ultimo caso si compra spesso una farmacia di paese, perché rende di più».
Conferma un altro commercialista, Arturo Saggese: «Sì, so di farmacisti che hanno fatto questo passo e da quest’autunno la tendenza è a crescere in virtù del raffreddamento dei prezzi delle farmacie. Non stiamo parlando di numeri eclatanti, ma il trend è evidente». Può capitare, spiega il consulente, che il titolare acquisti lontano e affidi al figlio la direzione della nuova farmacia. «Conosco un farmacista che dalla Puglia sta cercando tra Abruzzo e Marche» spiega Saggese «ma c’è anche chi compra altrove. Non in Lombardia, dove i prezzi sono rimasti alti, né in Emilia Romagna, dove le condizioni locali non attirano; Toscana, Umbria e centro Italia sono le regioni dove solitamente si va a cercare».
Conferme, infine, anche dai commercialisti bolognesi Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta: «È un fenomeno che è “tornato” di attualità dopo essersi interrotto a causa della lievitazione dei prezzi ma anche della metodologia di acquisto» spiegano i due consulenti «prima si acquistava l’azienda (intesa come valore di avviamento più scorte), dopo la 124/2017 si comprano le quote della società, processo che ha spostato l’ago della bilancia a favore di chi vende, penalizzando chi acquista per gestire e non per rivendere. Quanto ai casi di nostra conoscenza, che si contano sulle dita di una mano, prevale l’interesse a investire in altre regioni, ma sappiamo di qualche titolare che addirittura sta valutando di comprare una farmacia all’estero. I driver che spingono a scelte di questo genere? I prezzi di acquisto calati quest’autunno – anche se ora sembrano tornati a salire e si assestano attorno a un moltiplicatore di 1,8 – e la norma della Legge di bilancio che ha riproposto la rivalutazione delle quote societarie con imposta sostitutiva del 16%». Il capitale può anche portare il camice bianco.