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Acquisizione Sofar da parte di Alfasigma, l’Antitrust: nessuna ricaduta sulla concorrenza

Filiera

Per l’Antitrust l’acquisizione di Sofar, società italiana attiva nella produzione e vendita di prodotti farmaceutici, integratori alimentari e dispositivi medici, da parte di Alfasigma, gruppo farmaceutico multinazionale a capitale interamente italiano, non determina «preoccupazioni sotto il profilo concorrenziale». È quanto scrive l’Autorità garante nel Provvedimento che dà luce verde all’operazione concordata dalle due società nel luglio scorso, con cui Alfasigma rileva l’intero capitale di Sofar e delle compagnie controllate (fatturato complessivo, 517 milioni di euro).

Per valutare le ricadute dell’accordo sulla concorrenza, l’Antitrust ha puntato la lente sui 17 mercati dove le due aziende risultano presenti, identificati al terzo livello delle classificazioni Atc (farmaci) e Nec (extrafarmaco). Di questi, si legge nella relazione finale, soltanto in cinque «si realizzeranno sovrapposizioni di quote – in volume e in valore – tali da eccedere la soglia del 15%»: Nec3 03F1, integratori alimentari probiotici; Nec3 03G1, antiacidi, e 03G9, altri prodotti antiacidi e per bruciore di stomaco; Atc3 D06A, antibatterici topici; Atc3 A03F, gastroprocinetici; Nec3 12D2, antimicotici vaginali.

«Tenuto conto dei dati forniti dalle parti» è la conclusione dell’Antitrust «si ritiene che in nessuno dei mercati interessati l’operazione possa determinare preoccupazioni sotto il profilo concorrenziale, in quanto non comporta modifiche sostanziali alle posizioni delle due aziende sui mercati rilevanti tali da pregiudicare la struttura dell’offerta».

Per quanto concerne lo sviluppo, produzione e vendita di prodotti farmaceutici, integratori alimentari e dispositivi medici, si realizza una sovrapposizione in tre dei cinque mercati interessati, ma «la quota di mercato nazionale aggregata risulta comunque  inferiore al 25%, sia in volume sia in valore». In particolare, «nel mercato degli integratori alimentari probiotici l’entità post merger verrà a detenere una quota del 15-20% in volume e del 20-25% in valore; nel mercato dei prodotti otc antiacidi e antireflusso la quota aggregata risulterà pari al 15-20% in volume e del 20-25% in valore; nel mercato dei gastroprocinetici, le parti deterranno una quota del 10-15% in volume e del 15-20% in valori, peraltro con un incremento attribuibile alla società target inferiore all’1%».

Nei due ulteriori mercati in cui le attività delle parti si sovrappongono, ossia gli antibatterici topici e gli antimicotici vaginali, «pur registrandosi quote di mercato post-merger più consistenti, si rileva che l’incremento ascrivibile all’operazione risulta del tutto marginale. Infatti, nel mercato degli antibatterici topici la quota nazionale complessiva in valore sarà pari al 20-25%, mentre quella in volume pari al 35-40%, con un incremento ascrivibile ad Alfasigma dell’1-5% sia in volume sia in valore. Parimenti, nel mercato degli antimicotici vaginali, le parti verranno a detenere una quota complessiva a livello nazionale del 40-45% in volume e in valore, con un incremento di quota attribuibile alla target inferiore all’1%».

Per quanto attiene, invece, al mercato dei trattamenti convenzionali per la cura dei disturbi/malattie infiammatorie intestinali, dove solo la società target è attiva con una quota di mercato del 30-35% in volume e valore, l’Antitrust osserva che «l’operazione comporterà la mera sostituzione di un operatore con un altro». Per finire, «tutti i mercati sopra citati registrano la presenza di numerosi e qualificati concorrenti, per lo più appartenenti a grandi gruppi multinazionali».

L’unica obiezione mossa dall’Antitrust all’accordo, di conseguenza, riguarda il patto di non concorrenza che vincola i venditori per un quinquennio dalla sottoscrizione. Per il Garante l’impegno – che investe le «attività di produzione e vendita di prodotti farmaceutici, integratori alimentari e dispositivi medici» – deve essere limitato a non più di due anni.

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