È stata presentata in una conferenza stampa organizzata a Perugia Unibios, nuova realtà pubblico-privata che nasce dalla collaborazione tra l’Università degli Studi di Perugia e Bios-Therapy, spin off del gruppo Aboca. L’iniziativa, avviata formalmente nel novembre 2024, ha come obiettivo lo sviluppo e l’applicazione di tecnologie innovative nelle scienze della vita, con un approccio orientato alla complessità dei sistemi biologici. Si tratta di un cambio di paradigma che mira a superare la visione riduzionistica per approdare a modelli di ricerca e didattica capaci di rispondere a sfide come la sostenibilità sanitaria, la valutazione delle tecnologie (Hta) e il principio One Health.
L’accordo quadro ha portato alla firma, lo scorso marzo, di un’intesa esecutiva con il Dipartimento di Medicina dell’ateneo, che ha reso operativa la nuova entità e strutturato un gruppo di studio multidisciplinare. Già attivi due filoni di ricerca che partono dai risultati di trial clinici condotti dall’università: uno sulla compromissione cognitiva lieve (Mci), l’altro sull’osteoartrite del ginocchio. Secondo il direttore del dipartimento di Medicina e chirurgia, Vincenzo Nicola Talesa, «siamo qui per un accordo che rappresenta una joint venture tra pubblico e privato, con la possibilità di integrare competenze diverse senza intaccare l’autonomia reciproca. L’università mantiene la sua missione di didattica, ricerca e terza missione, che non sono delegabili. Per questo dobbiamo impegnarci a mantenere la sanità pubblica e a collaborare con chi condivide la visione che considera la persona nel suo insieme».
Sulla stessa linea il presidente di Bios-Therapy, Valentino Mercati: «Siamo immersi in un mondo di materia artificiale, ma possiamo recuperare l’appartenenza al sistema vivente. L’intelligenza artificiale può essere un sapere al servizio della condivisione. Collaborare con un’Università di primo livello è un grande orgoglio, perché l’Accademia insegna i concetti mentre l’azienda privata può renderli operativi. Insieme possiamo affrontare le nuove esigenze della ricerca e della sanità, anche in ambito di malattie cronico-degenerative e biotecnologie».
Unibios punta dunque a trasferire nel campo sociosanitario nuove tecnologie capaci di offrire risposte a bisogni insoddisfatti, riducendo costi e squilibri nel rapporto rischio-beneficio dei trattamenti farmacologici tradizionali. Un modello di collaborazione pubblico-privato che, nelle intenzioni dei promotori, potrà coniugare innovazione scientifica e sostenibilità del sistema sanitario.