Farmainfluencer nel mirino dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap), l’autorità indipendente che da 50 anni vigila sulla correttezza della comunicazione commerciale per conto di un esteso ventaglio di aziende, associazioni e organizzazioni di settore, tra le quali Cosmetica Italia (che rappresenta le imprese del beauty) e Unione italiana food, cui fa capo Integratori & Salute. In due recentissimi interventi, risalenti a fine maggio e distanti pochi giorni uno dall’altro, il Comitato di controllo dell’Iap ha emesso altrettante ingiunzioni nei confronti di due video pubblicati da Pillole di Salute e Il Socialmente Farmacista, due profili TikTok di farmainfluencer (quasi 320mila follower il primo, quattromila il secondo).
Nel primo caso, ad attirare l’attenzione dell’Iap è stato il video promozionale riguardante Dietalinea – Berberina 600 Fat Slim, rilevato sul profilo TikTok di Pillole di Salute il 10 marzo scorso. Come scrive l’Istituto nell’ingiunzione, il messaggio attribuisce all’integratore (presentato come «il prodotto di cui tutti parlano per la perdita di peso») effetti che «trascendono la sua natura, potendo ingenerare nei consumatori il convincimento che il solo utilizzo dello stesso consenta di ottenere in modo naturale una perdita di peso«. Le indicazioni fornite dal video, in particolare, «accreditano promesse non compatibili con la natura del prodotto pubblicizzato, che ai fini del controllo del peso può svolgere unicamente un’azione di supporto nell’ambito di diete ipocaloriche, dunque basate su una riduzione delle calorie giornaliere, accompagnate da adeguata attività fisica». Il fatto poi che tali rivendicazioni siano pronunciate direttamente da una farmacista, osserva il Comitato, «enfatizza i profili di ingannevolezza rilevati, in quanto il credito che il suo ruolo professionale riscuote presso il pubblico è suscettibile di diminuire il livello di critica nella scelta dei consumatori in relazione alle proprie esigenze individuali, che variano da individuo a individuo».
Nel secondo caso, invece, il video promozionale riguarda l’integratore Omegor – Vitality 1000, che il canale Il Socialmente Farmacista ha pubblicato il 3 marzo scorso. «Le affermazioni veicolate» si legge nell’ingiunzione «prospettano al pubblico un’azione in termini risolutivi alla stregua di una efficacia farmacologica», anche per effetto di affermazioni come «trattamento di dolore e infiammazione», «gli acidi grassi polinsaturi rappresentano una soluzione collaudata e sicura nel trattamento e nella prevenzione di disturbi cardiovascolari» e «per trattare il processo infiammatorio acuto». La comunicazione pubblicitaria, in sostanza, «non risulta improntata a quell’indispensabile senso di responsabilità dovuto al tema affrontato, potendo indurre il pubblico dei consumatori in errore sui reali effetti e risultati ottenibili con l’assunzione del prodotto». In particolare, «manca nel messaggio una chiara ed esplicita indicazione che in ogni caso un integratore alimentare non sostituisce una dieta varia ed equilibrata e uno stile di vita sano».
Le due ingiunzioni (una delle tipologie di deliberazione con cui l’Iap interviene sulla correttezza dei messaggi pubblicitari, che impone al destinatario la rimozione urgente del messaggio contestato) rappresentano un segnale evidente della progressiva attenzione che le autorità di vigilanza stanno dedicando al “giovanissimo” mondo della comunicazione via social. Nel suo Annual report relativo al 2024, l’Iap segnala che su un totale di 21 ingiunzioni e 15 pronunce emanate nell’anno, il 43 e il 25% rispettivamente ha riguardato il settore merceologico del cura persona.
Come certamente si ricorderà, poi, nel gennaio 2024 l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) aveva emanato nuove linee guida volte per garantire il rispetto del Testo unico dei servizi media audiovisivi da parte dei social influencer linee guida che erano servite a un Tavolo tecnico per redigere un Codice di condotta che dovrebbe essere pubblicato a breve.
Dati interessanti anche dal monitoraggio che sempre l’Iap ha condotto tra marzo e luglio 2024 con l’università Cattolica su un campione di quasi 145mila messaggi diffusi sulle principali piattaforme social (YouTube, TikTok, Instagram). Più di tremila di tali contenuti riguardavano prodotti e servizi del comparto beauty e, secondo la ricerca, poco più di un messaggio su quattro (il 26%) risulta «non pienamente
conforme» alle regole (in sostanza, la natura dell’advertising non è evidenziata in modo adeguato, perché gli hashtag per esempio non sono ben visibili o appaiono alla fine dei video o alla fine di lunghi copy che è necessario scorrere per intero cliccando anche più volte). La media però varia da piattaforma a piattaforma: su YouTube solo l’8,8% dei contenuti pubblicati risulta non corretto, su TikTok arriva al 32,5%.
Non legittima il mezzo gaudio ma quello dell’attendibilità dei messaggi promo veicolati dai social è un male comune a diversi Paesi. In Germania, per esempio, l’associazione Foodwatch ha lanciato di recente un allarme riguardo ai post che su Instagram promuovono gli integratori alimentari: spesso, è l’accusa, questi messaggi risukltano inattendibili perché contengono almeno un’affermazione non consenta o illegale.«Quello che sta succedendo sui social media è il Far West della pubblicità sulla salute, senza supervisione, senza regolamentazione, senza considerazione dei rischi» ha affermato Chris Methmann, direttore esecutivo di Foodwatch «i produttori di integratori alimentari si stanno sfidando in una corsa all’oro e a pagare, nel peggiore dei casi, sono i consumatori con la loro salute. Il crescente mercato online deve essere monitorato in modo efficace».