Nei centri storici delle città italiane prosegue la desertificazione di negozi e attività commerciali, con le farmacie (e parafarmacie) tra le poche eccezioni in controtendenza. È quanto emerge dalla decima edizione dell’indagine Demografia d’impresa nelle città italiane di Confcommercio, presentata il 21 marzo dal Centro Studi dell’associazione. Dal 2012 al 2024, dice la ricerca, in Italia sono spariti quasi 118mila negozi al dettaglio (-21,4%) e 23mila attività di commercio ambulante (-24,4%), mentre si registra una crescita di 18.500 imprese nei settori dell’alloggio e della ristorazione (+5,8%). L’erosione del commercio tradizionale è più accentuata nei centri storici, dove la chiusura dei negozi è spesso accompagnata dalla riduzione degli sportelli bancari (-35,5% dal 2015 al 2023).
Farmacie in controtendenza
A differenza di altri settori merceologici, il numero delle farmacie (e delle parafarmacie, che Confcommercio conta assieme alle prime) invece aumenta nello stesso periodo del 12,3%. Altre attività commerciali, invece, fanno segnare contrazioni consistenti: carburanti (-42,1%), librerie e giocattoli (-36,5%), mobili e ferramenta (-34,8%), abbigliamento (-26%). Crescono invece i servizi, con un incremento del 10,5% per le attività legate a computer e telefonia.
L’andamento positivo delle farmacie e parafarmacie è ovviamente l’effetto da un lato della pianificazione territoriale e dall’altro del ruolo cruciale della distribuzione del farmaco e dei servizi sanitari di prossimità, che restano essenziali per il tessuto urbano indipendentemente dall’evoluzione delle abitudini di consumo. Il settore beneficia inoltre di una relativa stabilità normativa rispetto ad altre categorie merceologiche più esposte alla concorrenza dell’online.
Il peso dell’e-commerce nella desertificazione
Il commercio online continua a guadagnare quote di mercato e incide profondamente sulla riduzione delle attività fisiche nei centri urbani. Tra il 2019 e il 2024, le vendite online di beni sono aumentate del 113,4%, passando da 17,9 a 38,2 miliardi di euro, mentre quelle di servizi sono cresciute del 52,6%. Complessivamente, nel 2024, l’e-commerce ha rappresentato l’11% dei consumi di beni e il 17% di quelli di servizi.
Le proposte di Confcommercio
Confcommercio sottolinea la necessità di interventi mirati per contrastare la desertificazione commerciale e favorire la transizione digitale delle piccole e medie imprese. Tra le proposte avanzate dall’associazione c’è il supporto agli investimenti tecnologici per il terziario di mercato, con incentivi affinché anche i piccoli negozi possano sviluppare una presenza online efficace. «Ogni esercizio commerciale, anche il più piccolo, deve avere un affaccio sulla grande città del mondo attraverso il canale online, oltre a quello fisico», afferma Confcommercio. La digitalizzazione delle imprese non deve essere vista come una minaccia per il commercio di prossimità, ma come un’opportunità per rafforzare la competitività e migliorare l’accessibilità ai servizi. In sostanza il commercio fisico, se supportato da servizi di valore e da una strategia multicanale, può continuare a prosperare anche nell’era dell’e-commerce.