Siamo alle porte di un periodo che merita particolare attenzione. Storicamente, infatti, da ottobre a marzo si concentrano in farmacia i due terzi del fatturato Otc (farmaci senza ricetta, integratori, omeopatici), causato dal “Generale Inverno” che porta raffreddore, tosse, disturbi respiratori. Statisticamente un primo rialzo di questo mercato si registra in ottobre, con la curva del fatturato che comincia a salire (fatto 100 la media mensile, a ottobre si raggiunge quota 127) per poi ridiscendere in novembre (112), rialzarsi a dicembre (157, pari al 57% in più) e raggiungere l’apice in gennaio (162, pari al 62,6%). Dopo riprende la discesa ma, tanto per fare un esempio, a marzo (114) si vende più che a giugno e luglio messi insieme (questa rielaborazione su dati storici Iqvia sarà proposta, con una dettagliata analisi di Barnaba Grigis, sul mensile Farmamese di ottobre).
Stiamo parlando di un mercato che in farmacia raggiunge i 1.080 milioni di euro, con 126 milioni di confezioni, a un prezzo medio di 8,6 euro e che peraltro risulta in crescita, quindi da tener d’occhio. Negli ultimi 3 anni, infatti, il suo valore è incrementato del 9,3%, contribuendo così allo sviluppo del fatturato invernale della farmacia. Questo mercato è composto dai medicinali di automedicazione che segnano a valori un trend positivo, seppur contenuto in quantità, a differenza degli omeopatici, in netto calo, mentre sono gli integratori (da soli rappresentano un terzo delle vendite) a registrare i più elevati incrementi. Ma vediamoli nel dettaglio.
• Farmaci di automedicazione: la classe terapeutica “tosse, raffreddore, apparato respiratorio” (30% delle vendite dei farmaci da banco) raggiunge i 692 milioni di euro, con 90 milioni di confezioni e un prezzo medio unitario di 7,7 euro. Negli ultimi tre anni è aumentata a valori dell’8,3% e in quantità solo dell’1,5% e i prodotti leader sono, nell’ordine: Tachipirina, Fluibron, Aspirina con vitamina C, Rinazina, Fluifort, Tachifludec, Benagol, Bronchenolo sed flu e Vicks Sinex. In generale, la domanda cresce verso i farmaci a prezzi più elevati della media, contribuendo così all’aumento del fatturato.
• Integratori: stiamo parlando di prodotti che fatturano 350 milioni di euro per 33 milioni di confezioni, a un prezzo medio di 10,6 euro (3 in più dei farmaci di automedicazione): negli ultimi tre anni sono cresciuti a tassi considerevoli sia a valore (+15,7%), sia a pezzi (+11,4%). I primi 5 prodotti sono, nell’ordine: Grintuss pediatric, Grintus, Tonimer, Acqua Sirmione naturale, Libenar. Secondo i dati Gfk 2017 per Federsalus, due terzi degli italiani con più di 18 anni ha utilizzato integratori alimentari nell’ultimo anno, pari a 32 milioni di persone. Inoltre, i due terzi dei consumatori li giudica prodotti sicuri ed efficaci, il 69% li acquista in farmacia e il 20% in parafarmacia.
• Omeopatia: è il comparto che perde quote sia in valori, sia in quantità. Nell’ultimo anno il suo giro d’affari è diminuito del 17,5%, passando dai circa 48 milioni di euro del 2016 agli attuali 39 milioni. La caduta risulta ancor più marcata in quantità, visto che le confezioni vendute hanno perso il 19,3%.
In conclusione, anche se si tratta di classi terapeutiche soggette a fattori stagionali e a mutevoli condizioni climatiche, quindi non facili da programmare, vanno tenute sotto costante osservazione, visti i tassi di crescita di questi ultimi tre anni, soprattutto a valore. Tanto più poi se consideriamo che, per il retail farmacia, il periodo invernale è tra i più impegnativi, proprio quello che, se ben amministrato, può offrire i migliori risultati gestionali.