Non solo ricette e consulti a distanza: WhatsApp, per le sue caratteristiche, è una piattaforma di messaggistica che i farmacisti utilizzano sempre più spesso non soltanto per gestire le comunicazioni con i clienti, ma anche per tessere “mini-reti” tra farmacie vicine, allo scopo di informarsi a vicenda o diffondere indicazioni utili all’attività quotidiana. E l’uso che oggi sembra prendere piede – segno di questi tempi non proprio tranquilli – è lo scambio veloce di allerte e segnalazioni riguardo a taccheggi o spaccio di ricette false.
La constatazione vale per il nostro Paese ma non solo: in un articolo di qualche giorno fa, il Quotidien du pharmacien riporta il caso del gruppo WhatsApp messo assieme da una decina di farmacisti titolari di Marsiglia, che utilizzano l’applicazione per avvisarsi a vicenda e tenere così la guardia alzata. L’iniziativa, racconta il Quotidien, è partita da Abdelkader Ben Rhouma, farmacista preparatore in un esercizio del centro cittadino (di cui è titolare la moglie, farmacista anch’essa). Il gruppo creato da Ben Rhouma utilizza la piattaforma per condividere le immagini catturate dai sistemi di videosorveglianza delle farmacie e lanciare allerte in tempo reale. «In genere» racconta il farmacista «quando qualcuno ruba in una farmacia della zona, fa visita pochi minuti dopo in qualche altro esercizio della zona. Quando una persona viene segnalata nel gruppo, possiamo intervenire in anticipo e impedirgli di entrare».
Come racconta il farmacista marsigliese, a suggerire l’uso di WhatsApp come strumento di vigilanza preventiva è l’aumento preoccupante di furti che nel canale si registra da quattro anni a questa parte. «Un tempo i ladri avevano un profilo preciso, di solito uomini con borse capienti, facili da identificare» spiega «oggi non c’è più un profilo di riferimento: anziane signore, madri che nascondono prodotti nella carrozzina del bebé, persino bambini di 6 o 7 anni commettono furti». Tra le cause, è l’ipotesi di Ben Rhouma, la crisi economica e l’aumento dei prezzi, ma altri parlano di taccheggiatori che rubano soltanto per sfida.
Quanto ai prodotti più “ricercati” dai ladri, continua il farmacista marsigliese, prevalgono i cosmetici e gli articoli di parafarmacia, come creme e solari, spesso resi popolari da TikTok e dagli altri social. Ricorrere a un vigilante, per le farmacie, è troppo costoso e così la farmacia in cui lavora Ben Rhouma si difende lasciando in esposizione soltanto confezioni vuote, almeno dei prodotti più a rischio. Nonostante questo, le perdite da taccheggio ammontano a circa 15-20 mila euro all’anno.
Ma oltre a segnalare potenziali ladri, il gruppo WhatsApp serve anche a condividere segnalazioni e alert sulle ricette false. «Gli spacciatori ormai non si concentrano soltanto farmaci psicotropi, soggetti ormai a forti controllati, ma anche su prodotti meno costosi e più facili da ottenere». Tra questi, a sorpresa, le bevande per pazienti denutriti, molto popolari sui social tra chi vuole incrementare la massa muscolare. «Esiste ormai un vero e proprio traffico» osserva Ben Rhouma «convincono i medici a farsi prescrivere questi prodotti (in regime rimborsato, ndr), si presentano in farmacia e poi vanno a rivenderli prezzi stracciati».
Anche in Italia si registrano casi di gruppi WhatsApp tra farmacisti con finalità di “vigilanza”. Tra questi, uno dei primi è Farmacie Lodigiane Sos, che raccoglie un’ottantina di titolari della provincia lombarda. «La community era nata nel 2020 con il covid per gestire l’emergenza ossigeno» spiega a Pharmacy Scanner Dario Castelli, farmacista titolare a Senna Lodigiana e Marudo e amministratore del
gruppo WhatsApp «poi terminata la pandemia abbiamo cominciato a scambiarci segnalazioni sui clienti sospetti. Gli avvertimenti più frequenti riguardano il tentativo di spacciare ricette false, ma talvolta ci avvertiamo a vicenda anche su taccheggi o spaccate. Nel caso delle prescrizioni, in particolare, facciamo girare via WhatsApp un’immagine della ricetta – opportunamente coperta nelle parti sensibili – cosicché tutti siano informati in tempo reale. In media, ci scambiamo tre o quattro “alert” alla settimana».
L’utilità di WhatsApp a fini preventivi, conferma Castelli, è indubbia. «In molti casi» osserva «questi individui hanno un comportamento seriale e dopo avere “visitato” una farmacia fanno un giro anche in quelle vicine. Avvertendoci tra noi, definiamo una linea di comportamento alla quale tutti si adeguano e che mette in difficoltà queste persone». Inoltre, ogni titolare viene rassicurato dalla consapevolezza che il malintenzionato troverà difficile “spacciare” la ricetta falsa in tutte le farmacie della zona e non soltanto nella sua. «È anche un modo per scoraggiare i delinquenti» conclude Castelli «anche da noi come in Francia i taccheggi sono in aumento e lo spaccio si sta allargando a prodotti non propriamente stupefacenti, come alcuni nutrizionali. WhatsApp ci aiuta a tenere le antenne alzate e scambiare aggiornamenti e informazioni. Un solo avvertimento: un gruppo WhatsApp dedicato alle allerte deve diffondere soltanto questo genere di messaggi, se si comincia a usarlo per comunicazioni futili, la soglia di attenzione scema».