Se dici Penta Investments, in Italia il pensiero va subito alla catena Dr.Max, che il fondo di private equity ha lanciato nel 2001 e conta oggi circa tremila farmacie in nove Paesi. Ma altrove, soprattutto nella Repubblica ceca e negli Stati vicini, quello del gruppo è un nome ben noto anche in molti altri mercati, che vanno dal real estate (immobiliare) alle comunicazioni, dall’abbigliamento all’informazione. E alla sanità privata. Tra le proprietà del gruppo, infatti, c’è Penta Hospitals International, che raggruppa la più grande catena di ospedali e ambulatori medici dell’Europa dell’est, almeno a quanto scrive la stessa holding sul proprio sito istituzionale.
I numeri, in effetti, sono di tutto rispetto: in totale fanno capo alla società 34 ospedali, 31 ambulatori e 26 cliniche per malati cronici tra Cechia, Polonia e Slovacchia, che impiegano in complesso oltre 13mila dipendenti. Tra le eccellenze del gruppo, una delle ultime arrivate è l’ospedale Bory di Bratislava: inaugurato nel marzo scorso, dà attualmente lavoro a 1.200 sanitari (che diventeranno a breve 1.500) e in nove mesi ha totalizzato più di 4mila ricoveri, 6mila accessi al pronto soccorso e 84mila visite. Tra i reparti, spiccano una maternità organizzata su otto avanzate sale parto (dove in nove mesi sono nati più di 800 bambini) e un’ortopedia dotata di apparecchiature per la chirurgia robotica e la stampa 3D di ausili e impianti.
In sanità Penta Investments è atterrato una ventina di anni fa: risale al 2002 l’acquisizione di Dôvera Zdravotní Pojišťovna, la più importante compagnia assicurativa della sanità privata slovacca 1,5 milioni di assistiti e convenzioni con cliniche, ospedali e laboratori nazionali; nel 2006 si aggiungono ProCare, network (slovacco anch’esso) di dodici ambulatori per le cure primarie, e Alpha Medical, catena di laboratori diagnostici (con sedi in Cechia, Polonia e Slovacchia) che Penta dismette nel 2012. Quindi, nel 2008, vede la luce Mediclinic, network ceco di ambulatori della medicina di famiglia che opera in regime privato e in convenzione con le compagnie sanitarie del Paese; la società viene venduta nel 2013 e nello stesso anno Penta acquisisce il controllo di Emc Instytut Medyczny, holding polacca cui fanno capo 11 ospedali e 18 cliniche delle cure primarie. Nel 2016 infine nasce Penta Hospital Cekia, con cui il gruppo entra come socio di maggioranza in Alzheimer Home, compagnia specializzata nella gestione di residenze sanitarie per malati di Alzheimer.
Messi assieme tutti gli investimenti, la sanità concentra circa il 30% del portafoglio complessivo del gruppo, che in alcuni Paesi – come la Slovacchia, per esempio – viene visto con un certo timore da una parte della politica e dell’opinione pubblica. Enco, network europeo che riunisce le organizzazioni civiche votate alla vigilanza sulle attivutà lobbistiche delle corporation, riporta in un dossier datato ottobre 2021 le fitte “frequentazioni” che Penta avrebbe avuto con gli ambienti di governo della Repubblica slovacca: in particolare, vengono citati i casi di Ján Gajdoš, che lavorava per Dôvera ed è diventato capo dell’Autorità di vigilanza sulla sanità; Marián Faktor, prima a capo dell’assicurazione sanitaria pubblica, quindi assunto in Dôvera e infine richiamato a un nuovo incarico nella sanità pubblica; Michaela Gajdošová, ex direttrice del servizio Farmacia e politica dei farmaci del ministero della Sanità, poi nominata responsabile delle politiche sui medicinali a Dôvera; Zuzana Zvolenská, consigliere di Dôvera e quindi ministro della Sanità, e infine Viliam Čislák, prima in Svet Zdravia e poi anche lui alla guida del dicastero della Sanità (per poi andare in ProCare alla fine del suo mandato). Ma per il gruppo, questi “prestiti” sarebbero soltanto la prova che un manager del settore privato, quando è competente, può rappresentare un valore aggiunto anche per il pubblico.