Resa dei conti all’orizzonte per Shop-Apotheke, la farmacia online olandese che in Italia vende farmaci otc da un sito domestico (Shop-farmacia.it) ma senza possedere farmacie “fisiche” nel nostro Paese, come vorrebbe la legge. E con un’autorizzazione – il logo Ue grigio-verde – rilasciata dal ministero della Sanità dell’Aja anziché da quello di Roma. Secondo informazioni raccolte da Pharmacy Scanner, il ministero della Salute si accingerebbe a intervenire nei confronti del gruppo olandese (67 miliardi di Mol soltanto nel primo semestre 2019) per costringerlo a rispettare le regole che in Italia governano l’e-commerce dei farmaci: sito web agganciato a una farmacia o parafarmacia in calce e mattoni (che Shop-Apotheke dovrebbe dunque comprarsi), logo Ue con il tricolore anziché la bandiera olandese, medicinali recapitati all’acquirente dalla farmacia fisica anziché dal magazzino del gruppo che sta a Venlo, nei Paesi Bassi.
Al momento non è ancora ben chiaro quale percorso intraprenderà il Ministero per costringere Shop-Apotheke ad adeguarsi alla legislazione italiana, è molto probabile però che questa strada prenderà velocemente la direzione della Corte di giustizia europea. Perché all’origine c’è un dilemma al quale la giurisprudenza europa ancora non ha dato risposta: è legittimo che uno Stato membro imponga alle farmacie online di un altro Stato Ue il rispetto delle proprie norme quando vendono sul suo territorio nazionale? Oppure le norme da rispettare sono quelle del Paese in cui risiede la web-pharmacy? In più occasioni, il gruppo olandese ha fatto capire di propendere per quest’ultima lettura, l’Italia invece sostiene la prima.
Potrebbe essere l’eventuale contenzioso tra Shop-Apotheke e governo italiano a costringere una volta per tutte l’Europa a dirimere la questione. Oppure, l’Italia potrebbe trovarsi tra qualche mese con il dubbio già sciolto da altri. Il 3 ottobre scorso, infatti, la Corte di giustizia europea ha avviato l’esame della causa rimessa alla sua attenzione un anno fa dalla Corte di appello di Parigi, con un quesito pregiudiziale che ricalca fedelmente il dilemma cui portala vicenda italiana. Guarda caso, anche in questo frangente c’è di mezzo Shop-Apotheke, trascinata in un’aula di tribunale da alcuni farmacisti titolari francesi (con il sostegno dell’Udgpo, il sindacato dei gruppi di acquisto) per distorsione della concorrenza.
La vicenda risale al 2015, quando Shop-Apotheke lanciò in Francia (un altro dei Paesi dove il gruppo è presente con un sito in lingua locale, oltre a Germania, Austria, Belgio, Spagna, Paesi Bassi e Svizzera) una campagna pubblicitaria particolarmente aggressiva ma del tutto legittima in Olanda, molto meno in territorio transalpino. Scattarono denunce, cui seguirono indagini dalle quali emerse che la farmacia olandese pagava diversi motori di ricerca per figurare in cima alla lista dei risultati. Di nuovo, erano condotte consentite nei Paesi Bassi ma vietate in Francia (così come in Grecia e Spagna).
I farmacisti francesi si aggiudicarono la sentenza di primo grado, la Corte di appello di Parigi invece ha preferito sospendere il giudizio e interpellare i colleghi europei: la direttiva 2000/31/CE sulla società dell’informazione e le norme sul commercio elettronico, è il quesito rivolto alla Corte Ue, «consentono a uno Stato membro dell’Unione di imporre ai farmacisti cittadini di un altro Stato membro dell’Unione il rispetto sul proprio territorio di specifiche norme che vietano di acquisire clienti tramite procedure e mezzi considerati contrari al decoro della professione (ai sensi dell’articolo R 4235-22 del Codice francese della sanità pubblica) e incitare i pazienti a un consumo eccessivo di farmaci (ai sensi dell’articolo R 4235-64 dello stesso Codice)?».
E’ evidente che la risposta dei giudici europei al quesito francese (si parla di un pronunciamento entro il gennaio 2020) avrà ricadute anche sul caso italiano di Shop-Farmacia. E, con ogni probabilità, anche sulla causa legale che in Austria mette di fronte la farmacia olandese e i farmacisti titolari di quel Paese, ancora una volta per (presunta) concorrenza sleale. Chissà a quanto ammontano le spese legali di Shop-Apotheke.