Skin ADV

Locker, l’alt del Ministero fa discutere. E c’è chi si chiede che succederà all’home delivery

Filiera

L’utilizzo in farmacia di “smart locker” per il ritiro differito dei farmaci con e senza ricetta è incoerente con le disposizioni che regolano «la vendita al pubblico dei medicinali per uso umano». Lo scrive il ministero della Salute nella lettera datata 19 maggio (e diramata la settimana scorsa da Federfarma) in cui la Direzione generale dei dispositivi medici risponde a una richiesta di chiarimento proveniente dallo stesso sindacato titolari.

«Il legislatore» ricorda al riguardo il dicastero «ha previsto due modalità di vendita al dettaglio dei medicinali: presso l’esercizio fisico e online, disciplinata dall’articolo 112-quater del d.lgs 219/2006». In particolare, la vendita presso farmacie e parafarmacie deve avvenire, come espressamente disposto dall’articolo 122 Tullss e dall’articolo 5 del decreto legge 223/2006, in presenza e con l’assistenza «personale e diretta» del farmacista in tutte le fasi della dispensazione, che vanno dall’individuazione del medicinale alla consegna dello stesso all’acquirente.

«In forza di tali disposizioni» continua il dicastero «nel nostro ordinamento la dispensazione dev’essere effettuata esclusivamente dal farmacista e non è consentito in farmacia o parafarmacia l’accesso diretto ai medicinali da parte dell’acquirente, fatta salva l’eccezione espressamente prevista dal legislatore all’articolo 96, comma 3, del d.lgs 219/2006, relativa ai medicinali di automedicazione e fermo restando che, anche in tale caso, è richiesta la presenza del farmacista che assiste e supervisiona l’intera operazione».

«Alla luce di quanto sopra» conclude la lettera «si ritiene che l’automazione della fase riguardante il ritiro del medicinale, scorporando di fatto la dispensazione del farmaco da parte del farmacista dalla consegna, che viene demandata a una macchina, non appare conforme alla normativa vigente».

 

All’inizio del 2021 Cef – La farmacia italiana aveva installato un locker in una delle farmacie comunali di Brescia, che fanno capo a Farcom (dove Cef è socio di maggioranza con l’80% delle qote). L’armadio è refrigerato e per ritirare il farmaco con ricetta il cliente deve utilizzare il codice inviato dalla farmacia e la propria tessera sanitaria. Dopo l’intervento del Ministero, la cooperativa ha deciso di sospendere la sperimentazione in attesa di valutazioni.

 

Le reazioni all’intervento del Ministero non si sono fatte attendere: in attesa di approfondimenti, Cef ha sospeso la sperimentazione avviata due anni fa a Brescia in una delle sue farmacie comunali. E lo stesso stanno facendo altri farmacisti che si erano dotati di smart locker. «Si fa fatica a capire il senso della posizione assunta dal Ministero» commenta Riccardo Golinelli, titolare a Bologna «io ne ho installato uno nel 2020, in piena pandemia, per ridurre i contatti interpersonali. Oggi lo utilizzo per gli integratori, il cura persona e qualche sospeso: il cliente deve ritornare perché il medicinale non è subito disponibile? Se non riesce a passare durante l’orario di apertura gli propongo di usare il locker, tanto la ricetta l’ho già spedita e il farmaco è stato pagato. Mi chiedo come sia possibile, in questo frangente, parlare di scavalcamento del farmacista». Piuttosto, Golinelli ritiene che le obiezioni del Ministero dovrebbero rappresentare uno stop anche per l’home delivery. «Se il principio è che non vanno scorporate dispensazione e consegna» osserva «diventa impraticabile anche il servizio di recapito a domicilio, che è affidato a un corriere sconosciuto tanto al destinatario quanto al farmacista».

Golinelli, che è tra i componenti della Commissione digital ed e-commerce di Federfarma Servizi, ha già chiesto all’associazione un approfondimento delle motivazioni addotte dal Ministero. E intanto, ha smesso di caricare farmaci nel suo locker. «La mia sensazione» osserva «è che si siano voluto fermare gli usi impropri di poche farmacie impartendo uno stop che penalizza anche chi si limita a fornire un servizio, senza pregiudicare professione ed etica».

 

Uno dei tre locker di cui dispone da un paio di anni abbondanti  Fcr – Farmacie comunali riunite di Reggio Emilia. L’utilizzo da parte della clientela, come riferisce l’azienda a Pharmacy Scanner, è sporadico ma rientra tra i servizi che l’azienda vuole offrire ai suoi clienti. Per tale motivo, Fcr ha fatto sapere che continuerà a utilizzarli secondo le attuali modalità fino a quando dal Ministero non arriveranno indicazioni più dettagliate.

 

Continuerà invece a usare i suoi locker come ha fatto finora Farmacie comunali riunite, l’azienda poliservizi di Reggio Emilia cui fanno capo i 28 esercizi pubblici del capoluogo. «L’intervento del Ministero ci ha lasciati sorpresi» dice a Pharmacy Scanner il direttore Carlo Bergamini «si parla tanto di digitalizzazione in farmacia, di telemedicina e app, poi questo. Abbiamo chiesto approfondimenti, che speriamo possano dare una svolta positiva alla questione. Intanto continuiamo a utilizzare i nostri locker (tre in tutto, installati in altrettante comunali di Reggio Emilia, ndr) con un’attenzione ancora maggiore alla consegna del farmaco etico».

 

Il primo locker installato in una farmacia, nell’ormai lontana primavera del 2020: siamo a Genova e il suo titolare, il farmacista Edoardo Schenardi, accoglie con stupore il pronunciamento del Ministero. Le tante farmacie che in questi anni si sono dotate di questi armadietti, dice, non l’hanno fatto per scardinare il servizio ma offrire ai clienti una comodità in più. Anche lui deciderà che fare soltanto dopo avere ricevuto indicazioni più precise.

 

Sorpreso per il pronunciamento del Ministero anche il farmacista titolare Edoardo Schenardi, il primo a installare un locker nell’ormai lontana primavera 2020. «È da tre anni che questo strumento viene utilizzato sempre più diffusamente» osserva «strano che soltanto adesso arrivi un chiarimento di questo tenore. Anche perché un recente sondaggio condotto da Doxa Pharma dice che il 41% degli italiani vorrebbe disporre di un locker per ritirare i farmaci o i prodotti acquistati nell’orario preferito. Se tre anni fa abbiamo deciso di dotarci di un armadietto elettronico – e tanti altri titolari dopo di noi hanno fatto lo stesso -non è per scardinare la farmacia ma soltanto per offrire una comodità in più ai nostri clienti».

 

Il locker della Farmacia Risorgimento di Cinisello Balsamo. Nella pubblicità, l’armadio elettronico viene presentato come una “scorciatoia” per ritirare il farmaco senza entrare in farmacia. la ricetta può essere inviata in formato dem e il pagamento avviene tramite pos, disponibile sul frontale del locker.

 

Anche Schenardi, poi, si chiede quali ricadute ci saranno per l’home delivery. «Le considerazioni che il Ministero fa per i locker valgono anche per il recapito a domicilio dei farmaci» conferma «anzi, hanno ancora più valore perché se nel primo caso il farmacista non fa altro che riporre un farmaco in uno scomparto con codice che potrà aprire soltanto il destinatario, nel caso del delivery c’è di mezzo un corriere che non è farmacista. Insomma, si fa fatica a capire il senso e proprio per questo motivo faremo approfondimenti e valutazioni».

In Federfarma, invece, c’è piena condivisione per l’intervento del Ministero. «Condivido le indicazioni» dice a Pharmacy Scanner il presidente del sindacato titolari, Marco Cossolo «anche perché va nella linea che da sempre sosteniamo, ossia la valorizzazione del ruolo del farmacista e il contrasto a ogni tentativo di disintermediazione. Rischi per l’home delivery? Secondo me sono due cose nettamente distinte, nessuno vuole mettere in discussione il recapito domiciliare. In ogni caso, se qualcuno la pensa diversamente presenti una richiesta di chiarimento al Ministero».

Altri articoli sullo stesso tema