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Più furti in farmacia, differenze inventariali nel retail a 3,4 miliardi

Filiera

I taccheggi pesano per circa tre miliardi e mezzo di euro sulle imprese del retail. E le farmacie sono tra i canali più “frequentati” dai ladri, che le preferiscono a gioiellerie e tabaccherie. E’ la fotografia che si ricava a mettere assieme due ricerche diffuse nelle settimane scorse: da una parte l’indagine condotta dal centro studi Crime & Tech dell’università Cattolica di Milano con il contributo di Checkpoint Systems e dall’altra il Rapporto 2017 dell’Ossif, l’Osservatorio sulla criminalità predatoria che riunisce Abi (banche), Fit (tabaccai), Confcommercio, Federdistribuzione (gdo) e Federfarma. Cominciamo da quest’ultimo: nel 2016, dicono i dati, sono stati denunciati 1.032 furti ai danni di farmacie, in crescita del 5,5% sull’anno precedente. Poco meno di 600 sono invece gli episodi denunciati nello stesso periodo dalle tabaccherie, 358 quelli nelle gioiellerie.

La Lombardia, dice ancora il Rapporto dell’Ossif, è la regione dove le farmacie hanno lamentato il maggior numero di furti (205), seguita da Piemonte (106), Lazio (102) ed Emilia Romagna (99). Quest’ultima, invece, è la regione che registra l’indice di rischio più elevato (numero di furti ogni 100 punti vendita, 7,6), seguita dalla Liguria (7,3) e dalla Lombardia (7,1). La classifica delle città, invece, è guidata da Milano con 136 furti, seguono Roma con 86 e Torino con 79.

Se l’analisi dell’Ossif si basa sui dati del ministero dell’Interno relativi alle denunce degli operatori, l’indagine della Cattolica invece prende le misure del fenomeno a partire dalle differenze inventariali delle imprese del retail, che nel 2016 hanno raggiunto i 3.400 milioni di euro. In termini percentuali significa circa l’1,1% del fatturato complessivo del settore, ma è soltanto una media: nell’abbigliamento arriva all’1,39% e nella gdo all’1,31%. Di farmacie non si parla ma fanno riflettere i dati del comparto beauty-cosmetica, dove i furti pesano sui fatturati per lo 0,82% (che diventa l’1,1% se si aggiungono i costi sostenuti dalle imprese per sistemi di protezione e dispositivi anti-taccheggio).

 

 

I furti condotti da soggetti esterni sono la causa prevalente delle differenze inventariali, seguiti dai furti dei dipendenti, dei fornitori e trasportatori e dagli errori amministrativi e contabili. A soffrire di più per i furti interni (personale) è il luxury, mentre nella gdo l’impatto maggiore arriva dagli errori amministrativi e contabili.

Dal punto di vista geografico, le regioni con il valore più elevato di differenze inventariali sono Campania (1,4%), Puglia (1,4%) ed Emilia Romagna (1,13%). I punti vendita più colpiti sono quelli ubicati in zone periferiche, nei comuni più piccoli e meno densamente popolati, nelle aree con Pil procapite inferiore e tassi di disoccupazione più elevati tra i giovani. Tra i centri commerciali, infine, i più vulnerabili (cioè quelli dove le differenze inventariali sono più alte) sono principalmente i punti vendita più piccoli, a causa dei ridotti investimenti in sicurezza.

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