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La sterilità dei numeri primi: millenials, seniors o qualcos’altro?

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Da tempo c’è una rincorsa a comprendere preferenze di acquisto, usi e costumi dei millenials in quanto rappresentano, sia come consumatori che come collaboratori, il futuro prossimo. Come coinvolgerli? Cosa si aspettano da marche, punti vendita, colleghi, datori di lavoro? Queste alcune delle domande che si pongono quotidianamente tutti coloro che da questa generazione devono trarre il meglio.

Ma se fino ad oggi si è parlato di generazioni e fasce, da oggi si aggiunge anche un altro criterio di analisi che legge queste classificazioni con uno sguardo trasversale: presentato qualche giorno fa a Milano, Truth about Age è un interessante studio condotto da McCann Truth Central in 29 paesi, in cui risulta che le persone di tutte le fasce d’età non si stanno attenendo ai comportamenti associati alla loro fascia di età: gli over 65 non sono da considerare sul viale del tramonto e i 30enni nel pieno dell’energia e della spensieratezza.

Dallo studio emerge come circa i due terzi del campione crede che «non si è mai troppo vecchi per un appuntamento romantico» e per il 70% dei settantenni italiani l’invecchiamento è visto positivamente. Per contro l’invecchiamento crea inquietudini ai giovani: il 57% di chi oggi è nella fascia di età tra i 20 e i 30 ha paura della morte e il 50% dell’invecchiamento (solo il 33% nei 70enni).

Tutto questo come interagisce con l’offerta e la comunicazione dei punti di vendita, dei brand e delle aziende? Lo studio suggerisce come vadano decisamente ripensati il contenuto ed il tono dei messaggi indirizzati ai target più ‘maturi’ e che l’offerta e la proposizione di acquisto a questi target debba essere fatta senza considerare l’invecchiamento come un processo negativo.

Le linee guida suggerite dallo studio sono quattro:

· Start young! – I risultati raccolti indicano che le persone tra i 20 ed i 30 anni sono maggiormente negativi verso la prospettiva dell’invecchiamento rispetto alle persone più adulte. Esiste un’opportunità per iniziare con i giovani un discorso sul futuro.

· Festeggiare le conquiste – L’invecchiamento è considerato frequentemente come una evoluzione negativa in quanto il focus è incentrato su ciò che si perde con l’avanzare dell’età, ma dallo studio emerge che per molti la vita diventa più ricca e felice con il passare del tempo.

· Non considerare l’età come un numero – I partecipanti allo studio pensano all’invecchiamento in modo nuovo rispetto a qualche anno fa indipendentemente dalla loro età. Se la suddivisione dei clienti su base socio demografica perde progressivamente significato è più importante individuare i consumatori rispetto al loro life style.

· Promuovere i rapporti intergenerazionali – Il 70% delle persone dichiara che è importante stare con persone più giovani e il 66% pensa che sia importante utilizzare il tempo con persone che sono più vecchie di te.

«Sono un individuo, non una fascia di età» sintetizza alla perfezione quanto emerge dallo studio. Questo ci deve spingere a considerare i nostri clienti e la nostra offerta al di là degli stereotipi legati all’età. Questo studio fa emergere opportunità non colte completamente anche dal canale farmacia dove spesso non si consiglia e non si propongono iniziative a clienti perché “pensionati”, “anziani” o perché “vengono solo con le ricette”.

In conclusione è importante soddisfare le esigenze inespresse dei clienti più maturi attraverso un approccio più attento e trasversale tra generazioni sia a livello comunicativo che di offerta per generare interesse e cogliere le opportunità che questa evoluzione ci offre.

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