Online, Iqvia: fatturato sui 96 milioni, poche le farmacie davvero attive

In farmacia, le vendite di Sop-Otc e di extrafarmaco generate dall’online hanno assicurato nel 2017 un giro d’affari che non supera i 96 milioni di euro. Quello dell’e-commerce, dunque, rimane al momento un mercato di ridotte dimensioni, ma molto promettente: negli ultimi quattro anni, infatti, l’online mette a segno una progressione a doppia cifra, che fa indubbiamente clamore a confronto dell’andamento – pressoché invariato – che nello stesso periodo ha fatto registrare il mercato complessivo della farmacia. Le cifre arrivano dall’analisi con cui Iqvia (ex QuintilesIms) ha voluto indagare il fenomeno del commercio elettronico nel canale farmacia. Una stima più che una radiografia vera e propria, perché le fonti con cui la società di ricerche rileva abitualmente il sell out del canale non consentono di separare dettagliatamente le vendite che prendono la strada dell’online da quelle che passano per il banco della farmacia.

Anche riconoscendo ai numeri un minimo livello di approssimazione, l’analisi che ne scaturisce offre comunque preziosi elementi di riflessione. Si può cominciare, per esempio, da un censimento delle farmacie che fanno e-commerce: sul portale del ministero della Salute si contano 632 esercizi autorizzati all’online, le rilevazioni di Iqvia però dicono che non sono più di una cinquantina le farmacie italiane che hanno effettivamente aperto un sito web e da questo sito generano un volume di vendite apprezzabile e costante.

 

 

Nonostante dimensioni ancora di nicchia, l’online mostra come si diceva un’evoluzione di tutto rispetto: nel 2017 il giro d’affari è cresciuto del 17% rispetto all’anno prima (quando l’e-commerce valeva 82 milioni di euro) e nel quadriennio 2013-2016 l’incremento medio si è aggirato attorno al 12%. Si tratta, per quest’ultima cifra, di una stima indotta, ma il valore è attendibile quanto basta per fornire un ordine di grandezza. Utile a fare qualche raffronto con l’Europa, dove l’e-commerce in farmacia genera ben altri valori: messi assieme i principali Paesi del Vecchio continente e limitata l’analisi al solo “no prescription” (cioè farmaci Otc più extrafarmaco), viene fuori un mercato di quasi 3 miliardi di euro, monopolizzato per l’80% circa da due soli paesi, Regno Unito e Germania.

 

 

Sarà forse un caso, ma questi sono anche i due soli Paesi, tra i Top Five del mercato farmaceutico europeo, ad aver adottato in materia di e-commerce norme che permettono la vendita online anche dei medicinali con obbligo di ricetta. Hanno invece preferito limitare il commercio via web delle farmacie al solo “senza ricetta” Francia, Spagna e Italia, una scelta che però in termini numerici non si può dire prevalente in Europa: presi i dodici principali Paesi Ue più la Svizzera, i due schieramenti si equivalgono perfettamente (sei contro sei) con la Confederazione elvetica a fare gruppo a sé con una normativa a se stante.

 

 

Questa diversificazione legislativa si riflette ovviamente sulle formule distributive che nei vari Paesi contraddistinguono l’online. Si va dalle farmacie tradizionali che vendono anche tramite un sito web dedicato, dal quale origina una seconda linea di business (come in Italia), alle e-pharmacy” che operano esclusivamente sul canale online e consegnano tramite corrieri (come in Uk); o ancora, si va dai punti vendita che sposano la multicanalità o l’omnicanalità con una strategia commerciale integrata (per esempio Boots) ai portali “marketplace” sui quali le farmacie indipendenti possono proporre i loro prodotti e offrire un servizio di “click and collect” (come nel caso della cooperativa tedesca Linda). Di certo, stiamo parlando di un mercato in grande fermento e rapida trasformazione, che in Italia deve ancora esprimere le sue principali potenzialità.

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