Cef si allarga in Campania e Puglia. Massa: crescita nella continuità

Filiera

Prosegue anche nel 2017 la campagna di fusioni e incorporazioni della bresciana Cef, la prima cooperativa della farmadistribuzione italiana per giro d’affari. Dopo l’accordo ratificato a febbraio con la Ctf di Bergamo (per un contratto di affitto con obbligo di acquisto a due anni), il gruppo ha messo a segno questo mese due cessioni di ramo d’azienda, per l’acquisizione dell’attività distributiva di Cofarma Salento e Farmacampania. Un’operazione che consente a Cef di accrescere di un paio di punti la propria quota di mercato e valicare ampiamente la soglia del 12%. Anche se il vero obiettivo del gruppo non sono i numeri ma il consolidamento della presenza sul territorio. Lo conferma a Pharmacy Scanner Massimo Massa, dalla primavera scorsa direttore generale di Cef dopo aver ricoperto per 15 anni la stessa carica in Federfarma.co, la società di servizi delle cooperative.

Dalla direzione generale di una società partecipata da tutte le cooperative dei farmacisti alla direzione generale della maggiore di tali cooperative. Come va letto questo passaggio?
Dieci anni fa, Cef era una realtà “monomagazzino”, oggi è il secondo distributore del comparto per rilevanza di mercato e dispone di 12 depositi, grazie a una crescita che ha fatto leva anche su fusioni e acquisizioni. Il lavoro che mi è stato chiesto di portare avanti in questo contesto, può essere riassunto in tre concetti: continuità, organizzazione, crescita.

Partiamo allora dalla crescita, viste le recentissime operazioni…
Cef rappresenta oggi un punto di riferimento per tutto il panorama associativo nazionale. L’intenzione del gruppo è quello di continuare nel suo percorso di crescita anche per andare in soccorso delle piccole cooperative che fanno sempre più fatica a confrontarsi con questo scenario. E quando interveniamo, lo sottolineo, non si registrano mai perdite di posti di lavoro. Per Cef è un impegno qualificante e lo rispetteremo anche nelle due acquisizioni più recenti, in Campania e Puglia.

Aveva citato anche continuità e organizzazione…
Come ho detto, l’intenzione del gruppo è quella di continuare sul percorso che l’ha portato a essere ciò che è oggi. Ma questa crescita impone anche degli aggiustamenti, in sostanza va rivisto il modello organizzativo. Sono qui per mettere a disposizione di Cef i 15 anni di esperienza che ho maturato in Federfarma.co.

Dalla prospettiva dei titolari di farmacia, tutto ciò che cosa comporterà?
Lavoreremo assicurando la massima continuità, anzi dal punto di vista dell’efficienza logistica le cose miglioreranno ulteriormente: in Lombardia, dove eravamo già primi, i magazzini cominciavano a non bastare e con Bergamo potremo assicurare un servizio ancora più puntuale; con l’acquisizione dell’attività distributiva di Cofarma Salento, consolidiamo la nostra presenza in quei territori e puntiamo a diventare leader di mercato. E poi, c’è lo sviluppo delle nostre operazioni di retailing, con le due reti Piùbene e FarmaciaInsieme.

Già, i due network ad adesione “differenziata”. Come procedono i programmi?
L’obiettivo è di crescere qualitativamente più che quantitativamente. FarmaciaInsieme, la rete più soft per impegni degli associati, conta ormai 1.100 soci e il progetto è quello di accrescerne traffico e attrattiva sul fronte commerciale: la chiave di volta per noi sono i servizi, a farmacia non aumenta l’afflusso con i volantini ma facendo perno sulla professionalità e, appunto, sui servizi.

E Piùbene?
Per la nostra rete più “hard” l’obiettivo è quello di alzare l’asticella ed evolvere verso un “simil-franchising”, con un’offerta più ricca, una politica di acquisti qualificante e campagne pianificate. Puntiamo a costruire una rete di farmacie tutte uguali per offerta commerciale e servizi. I programmi per entrambi i network, poi, passano anche da una partnership qualificata con l’industria di marca e con i brand più performanti?

E la marca del distributore?
La Mdd svolge un ruolo complementare, completa l’offerta. Abbiamo Profar (la label di Federfarma.co, ndr) che è la marca di tutto il sistema cooperativistico, rimane la nostra scelta.

Uno studio sulla distribuzione intermedia del farmaco condotta di recente sostiene che il comparto si caratterizza ancora per un’eccessiva frammentazione, che non aiuta economie di scala e proposta di servizi avanzati alle farmacie. Come commenta?
E’ vero ma va anche detto che rispetto a dieci anni fa le cose sono già migliorate di parecchio: le cooperative erano 45, oggi sono 12. Oggi poi, nel campo della distribuzione la differenza la fanno le economie di scala e la patrimonializzazione. E Cef su questo terreno si è mossa con oculatezza, tant’è vero che oggi il suo patrimonio netto supera i 100 milioni di euro. Non a caso, godiamo di un ottimo rating presso il sistema finanziario.

Dodici cooperative, poi le società della distribuzione intermedia associate ad Adf. Qual è il numero di aziende ottimale per un mercato come quello italiano?
Cinque, sette, dieci… non saprei. Di certo andiamo verso una polarizzazione del settore, ma non sopravvivranno soltanto gli operatori che avranno saputo darsi una rete nazionale. Ci sarà spazio anche per qualche distributore regionale di nicchia, che sarà stato bravo a presidiare specifici territori.

A questo proposito: quanto continua a essere importante, per una cooperativa come Cef, la fedeltà degli associati?
Tanto. Ma la fedeltà non fa bene solo al distributore, fa bene anche alla farmacia che così si assicura una gestione degli acquisti e un conto economico migliore. Stiamo lavorando parecchio su questo fronte e non solo da ora. Non a caso, Cef è una delle aziende più fidelizzanti: in Lombardia la nostra quota di mercato è del 90%, in Veneto e Toscana arriviamo al 50-60%. I nostri associati, in media, fanno passare da noi il 70-90% degli acquisti complessivi.

Altri articoli sullo stesso tema