Skin ADV

Case histories dall’8 marzo, il brand come strumento di engagement

Extracanale

Da sintesi estrema dei valori di un prodotto e di un’azienda, il brand diventa sempre più spesso “emoticon” che le imprese usano per comunicare impegno sociale e partecipazione, oppure fidelizzare condividendo valori e sentire del loro pubblico. Il risultato è che se fino a poco tempo fa il marchio era considerato un segno immutabile, da aggiornare soltanto quando gusto ed estetica lo rendevano vecchio, oggi invece gli si chiede di essere eclettico e “liquido”, come la società ai tempi di internet e dei social. Guardate per esempio cosa è successo l’8 marzo scorso, in occasione della Festa della donna: le grandi aziende, sempre sensibilissime ai diversi sentire del loro pubblico, hanno compreso per tempo che quest’anno la ricorrenza avrebbe probabilmente ricevuto più attenzione e più partecipazione che in passato, vuoi per i recenti scandali di Hollywood (che hanno alzato il velo sulle umiliazioni subite per anni dalle donne del cinema), vuoi per la crescente rilevanza delle donne nei posti chiave della produzione manifatturiera, nei servizi, nell’economia e nella politica.

Come rendere omaggio a queste donne, allora, senza cadere nella consunta allegoria della mimosa? Come comunicare al vasto pubblico femminile che l’azienda non discrimina le donne, offre opportunità di carriera uguali a quelle assicurate agli uomini, giudica e valuta in base alle capacità e non al sesso? Semplice, basta mandare avanti il brand. Come nei casi che seguono, raccolti da Pharmacy Scanner in giro per la rete. Chissà che farmacisti e aziende della filiera non trovino ispirazione per l’anno prossimo.

McDonald gioca con la sua “M”

La M della notissima catena americana di hamburger è un simbolo che resiste alle mode e al tempo. Ma non alla Festa delle donne di quest’anno: a Lynwood, in California, hanno pensato di capovolgere la lettera per l’intera giornata dell’8 marzo. Da M a W, che ovviamente sta per Women, cioè donne. Stessa operazione su tutti i siti internet e social dell’azienda, che così ha comunicato a una platea di dimensioni planetarie la sua partecipazione alla Giornata dell’8 marzo.

Johnnie Walker diventa Jane Walker

Sono pochi i prodotti che rimandano più del whisky al concetto di “mascolinità”. Eppure, un’impresa di fama internazionale come Johnnie Walker non si è fatta problemi ad adattare il proprio brand per rendere omaggio alle donne. E così, l’8 marzo l’azienda di liquore scozzese ha lanciato sul mercato americano una produzione limitata con etichetta al femminile, in cui jane Woalker prende il posto del più noto Johnnie.  Per ogni bottiglia venduta (sulla 250mila messe complessivamente in commercio), l’azienda donerà un dollaro alle associazioni di volontariato che sostengono le donne.

Uber contro i pregiudizi sulle donne al volante

Anche Uber rivolge all’universo femminile i suoi personali auguri in concomitanza con la festa dell’8 marzo. E lo fa con un video che denuncia i luoghi comuni degli uomini sulle donne al volante. Non ci sono metamorfosi di loghi e brand, ma in fondo il vero marchio dell’azienda sono i suoi autisti e le sue autiste della share economy. E con questa campagna, l’azienda può legittimamente sostenere di praticare la perfetta parità di genere: chiunque può diventare conducente Uber.

Monopoly e Pringles al femminile

Con un’operazione non molto diversa da quella di Johnnie Walker, anche il celebre gioco da tavolo del Monopoli e l’altrettanto noto marchio di patatine Pringles hanno giocato con i loro brand per trasmettere vicinanza al pubblico femminile. In questo caso, però, l’idea è di Creative Equals, organizzazione senza scopo di lucro che sostiene la diversità nel settore creativo. Alle due aziende il merito di aver messo a disposizione i loro brand.

Altri articoli sullo stesso tema